Sezione II LO SVILUPPO DEI PROBLEMI ORTODONTICI L e malocclusioni e le deformità dentofacciali originano da deviazioni dal normale processo di sviluppo e per questo devono essere confrontate con le caratteristiche di una crescita normale. Il trattamento ortodontico spesso implica un intervento sulla crescita scheletrica, pertanto l’ortodontista deve avere una buona conoscenza non solo dello sviluppo dentale, ma anche dei concetti più generali di crescita e di sviluppo fisiologico e psicosociale. Questa sezione inizia nel Capitolo 2 con una valutazione dei concetti di base della crescita e dello sviluppo. Quindi viene affrontato brevemente lo sviluppo psicologico, con particolare attenzione agli aspetti della crescita emozionale e intellettuale e al modo con cui il dentista può utilizzare queste conoscenze per comunicare con pazienti in età infantile o adolescenziale. Nei Capitoli 3 e 4 vengono affrontati rispettivamente i problemi di crescita fisica e dentale nei diversi stadi della vita, a partire dal periodo prenatale per arrivare all’età adulta, dove, seppure con un ritmo di sviluppo più lento, sono osservabili ancora dei cambiamenti. L’eziologia delle malocclusioni e di particolari problemi di sviluppo nei bambini con deformità dentofacciali viene affrontata più in dettaglio nel Capitolo 5. C A P I T O L O 2 Concetti di crescita e di sviluppo Crescita: modelli, variabilità e sequenza temporale Metodi per lo studio della crescita fisica Metodi di misurazione Metodi sperimentali Natura della crescita scheletrica Siti e tipi di crescita nel complesso craniofacciale Volta cranica Base cranica Maxilla (complesso nasomaxillare) Mandibola Teorie del controllo della crescita Sede del controllo di crescita: siti e centri di crescita La cartilagine come determinante della crescita craniofacciale Teoria di crescita della matrice funzionale Sviluppo sociale e comportamentale Apprendimento e sviluppo del comportamento Stadi dello sviluppo emozionale e cognitivo Tutti i dentisti dovrebbero avere un’adeguata conoscenza della crescita e dello sviluppo craniofacciale. Infatti, per coloro che non si occupano di bambini, può risultare difficile comprendere alcune condizioni osservabili nell’adulto senza conoscere i processi di sviluppo che possono averle determinate. Per quei dentisti che hanno contatti professionali con i bambini (e tutti i dentisti occasionalmente si possono trovare in tale situazione), è importante distinguere una variazione dalla normalità dagli effetti di processi anomali o patologici. Lo studio dello sviluppo non solo della dentizione, ma di tutto il complesso dentofacciale, consente a un professionista coscienzioso di intervenire in modo favorevole sulla crescita facciale. Ovviamente occorre conoscere in modo approfondito non solo i modelli di crescita normali, ma anche i meccanismi che li governano. I termini crescita e sviluppo possono ingenerare confusione. Sebbene strettamente correlati, essi non sono sinonimi. Nel linguaggio corrente il termine crescita è inteso come aumento di dimensione, ma implica soprattutto un concetto di cambiamento. Infatti, riferendoci a un periodo di re- cessione economica, spesso usiamo espressioni come “crescita economica negativa”. Talvolta alcuni tessuti crescono rapidamente e poi si riducono o scompaiono, per cui un grafico della crescita fisica rispetto al tempo può includere una fase negativa. D’altra parte, se la crescita si definisce solamente come un processo di cambiamento, il termine diviene poco chiaro. Invece, nell’accezione generale, il termine sviluppo implica un grado crescente di organizzazione, spesso con conseguenze negative per l’ambiente naturale. In questo capitolo il termine crescita solitamente è usato per indicare un aumento in misura o in numero. Occasionalmente, comunque, l’aumento non sarà definito né in misura né in numero, ma esprimerà la complessità del sistema. Più spesso il termine sviluppo viene usato con riferimento a un aumento della complessità. Lo sviluppo implica un aumento della specializzazione, cosicché una progressione nello sviluppo si accompagna a una diminuzione del potenziale di crescita. La crescita è prevalentemente intesa come un fenomeno anatomico, mentre lo sviluppo è un fenomeno fisiologico e comportamentale. Si deve ricordare che, sebbene il lavoro del dentista sia rivolto ai denti e al viso, uno dei motivi più importanti di richiesta del trattamento ortodontico consiste negli effetti psicosociali che ne conseguono. Si consideri inoltre che, essendo necessaria la cooperazione del paziente, la capacità di ottenerla in bambini di età differente richiede la conoscenza del loro sviluppo sociale e comportamentale. Sia lo sviluppo fisiologico che psicosociale sono argomenti importanti in questo capitolo. Per convenienza e non per maggiore importanza, prima sono presentati i concetti fondamentali della crescita fisica, quindi vengono affrontati i fattori di sviluppo. CRESCITA: MODELLI, VARIABILITÀ E SEQUENZA TEMPORALE Negli studi sulla crescita e sullo sviluppo è importante il concetto di modello. In senso generale, il modello (come il modello attraverso cui si ricavano i vestiti) riflette la proporzionalità non di una sola relazione, ma solitamente di un sistema complesso di proporzioni. Il modello di cre- CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo Feto di 2 mesi Feto di 4 mesi Nascita 2 anni 12 anni 27 25 anni FIGURA 2.1 Rappresentazione schematica delle variazioni delle proporzioni totali del corpo durante la crescita e lo sviluppo normali. Dopo il terzo mese di vita fetale, diminuisce il contributo proporzionale delle dimensioni della testa sulla totalità della dimensione corporea. (Ridisegnata da Robbins W.J., et al.: Growth, New Haven, 1928, Yale University Press.) scita descrive la proporzionalità in un modo ancora più complesso, perché individua non solo un insieme di relazioni proporzionali in un preciso istante, ma ne definisce il loro cambiamento nel tempo. In altri termini, la struttura fisica del corpo è in ogni periodo un insieme di parti le cui dimensioni sono descrivibili da un modello di proporzionalità. Esiste comunque un livello più alto di riferimento che è il modello di crescita, il quale descrive le variazioni di queste proporzioni nel tempo. La Figura 2.1 mostra le variazioni normali delle proporzioni corporee che intervengono durante la crescita e lo sviluppo. Nella vita fetale, intorno al terzo mese di sviluppo intrauterino, la testa rappresenta circa il 50% della lunghezza totale del corpo. In questa fase il cranio è relativamente largo rispetto alla faccia e rappresenta più della metà della totalità della testa, mentre gli arti superiori sono appena abbozzati e il tronco è iposviluppato. Alla nascita il tronco e le braccia sono cresciuti più velocemente della testa e della faccia, tanto che queste ultime rappresentano circa il 30% del corpo. Il modello di crescita prevede in seguito una riduzione progressiva della testa in termini percentuali fino a circa il 12% in età adulta. Alla nascita gli arti inferiori rappresentano circa un terzo della lunghezza totale del corpo, mentre negli adulti sono circa la metà. Come illustrato nella Figura 2.1, è evidente che si ha una crescita maggiore degli arti inferiori rispetto a quelli superiori. Tutti questi cambiamenti costituiscono una parte del normale modello di crescita e riflettono il “gradiente cefalocaudale di crescita”. Questo termine significa semplicemente che esiste un asse di crescita progressivamente maggiore passando dalla testa ai piedi. Un altro aspetto del normale modello di crescita consiste nel fatto che non tutti i sistemi tissutali del corpo crescono con il medesimo ritmo (Fig. 2.2). Ovviamente, gli elementi muscolari e scheletrici crescono più velocemente del cervello e del sistema nervoso centrale, come dimostrato dal decremento relativo delle dimensioni della testa. Il modello completo riflette la crescita dei vari tessuti che costituiscono l’organismo. In altre parole, questo gradiente di crescita riflette il fatto che i diversi tessuti crescono a velocità differente e sono concentrati in parti diverse del corpo. Anche nell’ambito della testa e della faccia il gradiente di crescita cefalocaudale influenza notevolmente le proporzioni delle varie parti e il loro cambiamento nel tempo (Fig. 2.3). Quando il cranio di un neonato viene paragonato a quello di un adulto, è evidente che il neonato ha un cranio relativamente più largo e una faccia più piccola. Questa variazione di proporzionalità, che si traduce in una maggior crescita della faccia rispetto al cranio, costituisce un aspetto importante del modello di crescita facciale. Osservando il modello di crescita facciale nella prospettiva del gradiente cefalocaudale, non sorprende che la mandibola, essendo più lontana dal cranio, tenda a crescere di più e più tardi rispetto alla maxilla, che è più vicina. Un aspetto importante di ogni modello è la sua prevedibilità. I modelli si ripetono, e questo vale sia per il disegno di un pavimento di piastrelle colorate che per il variare delle proporzioni dello scheletro nel tempo. Le relazioni proporzionali in un modello possono essere matematicamente specificate, e la sola differenza tra un modello di crescita e uno geometrico è l’aggiunta della dimensione 28 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici Percentuale della dimensione adulta Linfoide Neurale Generale Genitale Nascita 10 anni 20 anni FIGURA 2.2 Curve di crescita di Scammon relative allo sviluppo dei quattro principali sistemi tissutali corporei. Come indicato dal grafico, il tessuto nervoso completa la sua crescita attorno ai 6-7 anni di età. I tessuti più ampiamente diffusi nel corpo, tra cui quelli muscolare, osseo e viscerale, evidenziano una curva a S, con un rallentamento evidente della crescita durante l’infanzia e una ripresa durante la pubertà. I tessuti linfatici proliferano nella tarda infanzia molto più che nell’età adulta e successivamente subiscono un’involuzione durante lo sviluppo rapido dei tessuti genitali. (Ridisegnata da Scammon R.E.: The measurement of the body in childhood. In Harris J.A., editor: The measurement of man, Minneapolis, 1930, University of Minnesota Press.) tempo. Pensando a un modello in quest’ottica, è possibile essere più precisi nel definire i cambiamenti che intervengono nel modello stesso. Il cambiamento viene in questo senso inteso come un alterazione nel rapporto matematicamente stabilito delle proporzioni del modello. Un cambiamento del modello di crescita indica quindi un’alterazione nella sequenza prevedibile di modifiche delle proporzioni attese nell’individuo. Un secondo concetto importante nello studio della crescita e dello sviluppo è la variabilità. Ovviamente ognuno di noi è diverso dall’altro, nel modo in cui cresce come in ogni altro aspetto. È difficile, ma pure clinicamente molto importante, decidere se un individuo è semplicemente all’estremo del normale campo di variabilità o si trova al di fuori di questo. Piuttosto che catalogare gli individui come normali o anormali, è più utile pensare in termini di deviazione dai modelli abituali ed esprimere quantitativamente la variabilità; per esempio, si può confrontare un ragazzo rispetto ai suoi coetanei su un grafico che riporta i valori di crescita standard (Fig. 2.4). Sebbene i grafici di questo tipo siano usati comunemente solo per l’altezza e il peso, la crescita di qualsiasi parte del corpo può essere rappresentata in questo modo. La “variabilità normale”, individuata da studi su larga scala di gruppi di bambini, è rappresentata dalle linee continue sul grafico. Un soggetto che si colloca esattamente a metà della normale distribuzione cadrà sulla linea del grafico corrispondente al 50%. Un altro che supera il 90% della media normale sarà posto sopra la linea del 90%; un altro più piccolo, infine, sarà posto, per esempio, sotto la linea del 10%. FIGURA 2.3 Variazioni delle proporzioni della testa e della faccia durante la crescita. Alla nascita la faccia e i mascellari sono poco sviluppati a confronto delle dimensioni che assumono in età adulta. Ne consegue che dopo la nascita la crescita a livello delle suture facciali è maggiore di quella a livello delle suture del cranio. (Ridisegnata da Lowery G.H.: Growth and development of children, ed 6, Chicago, 1973, Mosby.) CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo RAGAZZE: DA 2 A 18 ANNI PERCENTILI DI CRESCITA FISICA NOME SECONDO IL CENTRO NCHS* 3 195 4 5 6 7 8 10 11 12 13 14 15 16 17 18 76 190 190 185 185 180 180 175 175 74 74 95 68 67 90 170 66 65 61 165 50 25 60 59 150 58 57 160 145 S T A T U R A 10 155 61 5 cm in 95 210 140 90 135 85 54 53 95 180 130 80 125 75 170 50 49 160 90 48 47 200 190 52 51 63 62 56 55 65 64 160 155 67 66 165 62 69 68 170 75 64 63 71 70 70 69 73 72 72 71 75 120 70 115 65 150 46 45 43 60 110 42 41 105 25 100 38 37 55 120 50 110 45 100 40 90 10 95 5 36 35 90 P E S O 34 33 130 50 40 39 140 75 44 85 35 80 70 32 80 30 75 25 31 60 30 29 in 50 cm 20 40 40 15 15 30 lb 30 ETÀ (ANNI) kg 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 kg 12 13 14 15 16 17 lb 18 FIGURA 2.4 Crescita normale di una ragazza tracciata sul grafico della crescita. Si osservi che la ragazza è rimasta circa al 75 percentile di accrescimento per tutto il periodo di osservazione. (Dati ricavati da Hamill et al., National Center for Health Statistics. 1979; grafico stampato da Ross Laboratories, 1980.) 1980 ROSS LABORATORIES 73 77 Fornito dai laboratori Ross 75 9 ETÀ (ANNI) 76 *Modificato da: Hamil PVV, Drizd TA, Johnson CL, Reed RB, Roche AF, Moore WM: Physical growth: National Center for Health Statistics percentiles, AM J CLIN NUTR 32:607-629,1979. Dati provenienti dal National Center for Health Statistics (NCHS) Hyattsville, Maryland. 77 NUMERO # 29 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici RAGAZZI: DA 2 A 18 ANNI PERCENTILI DI CRESCITA FISICA NOME SECONDO IL CENTRO NCHS* 3 195 4 5 6 7 8 76 10 11 12 13 14 15 16 17 18 ETÀ (ANNI) 76 190 190 74 185 90 185 72 71 75 180 70 175 170 170 165 5 160 155 60 59 150 58 57 160 145 S T A T U R A 155 61 cm in 95 210 95 56 55 140 90 54 53 85 90 180 130 80 170 50 49 200 190 135 52 51 63 62 62 61 65 64 64 63 67 66 10 165 69 68 25 66 65 71 50 175 68 67 73 72 180 70 69 75 74 95 73 77 125 75 75 160 48 47 120 70 150 50 46 45 115 65 44 43 25 110 42 41 130 10 105 55 120 100 50 110 95 45 100 40 90 5 40 39 60 140 38 37 36 35 90 P E S O 34 33 85 35 32 31 70 80 30 75 25 60 30 29 in 50 cm 20 40 30 lb 80 40 15 15 30 ETÀ (ANNI) kg 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 kg 12 13 14 15 16 17 lb 18 FIGURA 2.5 Crescita di un ragazzo, tracciata sul grafico per i maschi. Si noti la variazione del modello di crescita nell’età compresa tra 10 e 11 anni, dovuta all’effetto sulla crescita di una grave malattia verificatasi in quel periodo, seguita da un parziale recupero dopo i 13 anni, ma accompagnata da un effetto sulla crescita successiva. 1980 ROSS LABORATORIES 75 NUMERO # 9 Fornito dai laboratori Ross 77 *Modificato da: Hamill PVV, Drizd TA, Johnson CL, Reed RB, Roche AF, Moore WM: Physical growth: National Center for Health Statistics percentiles, AM J CLIN NUTR 32:607-629,1979. Dati provenienti dal National Center for Health Statistics (NCHS) Hyattsville, Maryland. 30 CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo Figlio di De Montebeillard 1759-1777 Altezza, cm Aumento dell’altezza, cm/anno Età, anni FIGURA 2.6 L’andamento della crescita può essere tracciato sia in relazione all’altezza o al peso a ogni età (linea nera) che in relazione alle variazioni calcolate a determinati intervalli (linea rossa, corrispondente ai dati riportati dalla linea nera). Una curva come quella nera qui tracciata è definita “curva delle distanze”, mentre quella rossa è chiamata “curva delle velocità”. Tracciare le velocità piuttosto che le distanze rende più facile evidenziare quando si verificano le accelerazioni e le decelerazioni della crescita. Questi dati sono relativi al figlio di un aristocratico francese della fine del XVIII secolo, la cui crescita ha seguito l’andamento tipico. Si osservi l’accelerazione della crescita nel periodo dell’adolescenza, che per questo individuo si è verificata a 14 anni. (Ridisegnata da Tanner J.M.: Growth at adolescence, ed 2, Oxford, 1962, Blackwell Scientific Publications.) Aumento dell’altezza, cm/anno Questi grafici possono essere usati in due modi per determinare se la crescita è normale o anomala. Primo, si può stabilire la collocazione di un individuo rispetto al gruppo. Come regola generale, un bambino che si colloca oltre il 97% della popolazione deve essere studiato attentamente prima di essere accettato come un estremo della popolazione normale. Secondo, e forse più importante, i grafici di crescita possono essere usati per seguire i bambini nel tempo, al fine di valutare se c’è un inatteso cambiamento nei modelli di crescita (Fig. 2.5). La presenza di un modello implica la prevedibilità della grandezza che descrive. Per i grafici di crescita, ciò significa che lo sviluppo di un bambino deve collocarsi lungo la stessa linea percentile a tutte le età. Se la posizione percentile di un individuo rispetto ai suoi coetanei cambia, e in particolare se si verifica un cambiamento marcato, il clinico deve sospettare la possibilità di un’anomalia nella crescita e investigare ulteriormente. Inevitabilmente, vi è un’area indeterminata agli estremi dei normali valori di variazione in cui è difficile stabilire se la crescita è normale. Infine, un concetto importante nella crescita fisica e nello sviluppo è quello del tempo. La variabilità nella crescita può dipendere da molte cause: normali variazioni, eventi accidentali (per esempio patologie importanti), variazioni della sequenza temporale. Le variazioni della sequenza temporale implicano che lo stesso evento può verificarsi in tempi differenti nei vari individui; in altre parole, si potrebbe dire che l’orologio biologico di ogni individuo è regolato in modo diverso. Le variazioni temporali nella crescita e nello sviluppo sono particolarmente evidenti nell’adolescenza. Alcuni bambini crescono rapidamente e maturano presto, completando la crescita velocemente; perciò essi si collocano sul versante alto del grafico dello sviluppo, fino a quando la loro crescita non rallenta e non vengono raggiunti dai coetanei. Altri bambini crescono e si sviluppano lentamente e, pur sembrando in ritardo nella crescita, col tempo possono raggiungere e addirittura superare chi prima si trovava più avanti di loro nel grafico della crescita. Tutti i ragazzi presentano un picco di crescita adolescenziale, che può essere evidenziato schematizzando graficamente la variazione di peso o di altezza (Fig. 2.6), ma tale picco si manifesta in età differenti nei vari individui. Le variazioni della sequenza temporale nella crescita sono particolarmente evidenti nelle ragazze, in cui l’inizio delle mestruazioni (menarca) costituisce un eccellente indice di raggiungimento della maturità sessuale. Questa si accompagna in genere a un picco di crescita. Quando si confrontano le curve di velocità di crescita di ragazze che maturano precocemente con quelle di ragazze che maturano nell’età media o tardivamente (Fig. 2.7), diventano evidenti le differenze di dimensioni che queste ragazze presentano durante la crescita. A 11 anni le ragazze precoci hanno già superato il picco di crescita adolescenziale, mentre quelle in ritardo non hanno ancora evidenziato la crescita rapida tipica di questa fase. 31 Menarca 10-12 Menarca 12-13 Menarca 13-151/2 Età, anni FIGURA 2.7 Curve di velocità di crescita per ragazze con maturazione precoce, normale, lenta. È interessante notare che quanto più precoce è la crescita adolescenziale, tanto più intensa essa sembra essere. È ovvio che all’età di 11-12 anni una ragazza che matura precocemente sarà considerevolmente più sviluppata di un’altra che matura più tardi. In ogni caso, la comparsa del menarca (M1, M2, M3) si manifesta dopo il picco di velocità di accrescimento. 32 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici Statura, velocità di incremento Curve individuali Curva media METODI LO STUDIO e sequenzaPER temporale DELLA CRESCITA FISICA Ragazze con maturazione precoce Ragazze con maturazione tardiva Prima di iniziare ad esaminare i dati relativi alla crescita, è importante conoscere in modo adeguato come generalmente questi vengono ottenuti. Esistono due metodi fondamentali per studiare la crescita fisica. Il primo misura gli animali in vita (inclusi gli umani) e implica che il rilievo stesso non sia invasivo e sia ripetibile sullo stesso individuo in tempi successivi. Il secondo approccio prevede esperimenti in cui la crescita viene manipolata in qualche modo. Ciò implica che il soggetto dell’esperimento possa venire utilizzato per studiare alcuni particolari del suo corpo e che a tale scopo possa venire sacrificato. Per questa ragione, alcuni studi sperimentali sono ristretti a specie non umane. Metodi di misurazione – 6 – 5 – 4 – 3– 2– 1 Vel. 1 2 3 4 5 6 massima Anni prima e dopo il periodo di massima velocità FIGURA 2.8 Curve di velocità di crescita di quattro ragazze con tempi molto differenti di comparsa del menarca, ritracciate considerando come punto 0 del tempo il periodo di comparsa della prima mestruazione. È evidente che il modello di crescita di tutte e tre è del tutto simile: l’unica differenza è praticamente una differenza di sequenza. Questo tipo di variabilità temporale, che ha molte altre possibili manifestazioni, contribuisce in modo determinante alla variabilità complessiva. Alla luce di quanto detto in merito alla variabilità temporale, è ovvio che l’età cronologica spesso non costituisce un buon indice dello stato di crescita individuale. Sebbene l’età sia misurata solitamente come tempo trascorso dalla nascita o dal concepimento, è anche possibile misurare l’età secondo un concetto biologico, cioè in termini di progressione verso vari stadi o caratteristiche di sviluppo. La variabilità temporale può essere ridotta considerando l’età di sviluppo, anziché quella cronologica, come espressione del grado di crescita individuale. Per esempio, se i dati relativi all’incremento in altezza per le ragazze fossero riportati sul grafico usando il periodo di comparsa del menarca come punto comune di riferimento temporale (Fig. 2.8), potremmo osservare che le ragazze che maturano precocemente, in età media o tardivamente, in realtà presentano un modello di crescita molto simile tra loro. Nel grafico, sostituendo il fattore tempo con un certo stadio di sviluppo sessuale, è possibile definire una scala temporale biologica; in questo modo, i modelli possono apparire diversi da un punto di vista cronologico, ma molto simili da un punto di vista fisiologico. L’adozione dell’età biologica o di sviluppo, come parametro di riferimento, riduce la variabilità temporale e rende questo approccio particolarmente adatto a valutare lo stato di crescita di un bambino. Il primo metodo di misurazione utilizzato dall’antropologia fisica per studiare la crescita è la craniometria, basata su misurazioni di crani rinvenuti tra resti umani (Fig. 2.9). La craniometria fu usata originariamente per studiare soggetti di Neanderthal e di Cro-Magnon, i cui crani furono trovati in Europa all’interno di caverne nel XVIII e nel XIX secolo. Da questi resti scheletrici è stato possibile ricavare diverse nozioni sulle popolazioni estinte e studiare i loro modelli di crescita confrontando i loro crani. La craniometria consente di effettuare su crani secchi misurazioni piuttosto precise; uno svantaggio non trascurabile consiste nel fatto che gli studi sulla crescita si devono basare necessariamente su dati trasversali. Trasversale signi- FIGURA 2.9 Gli studi craniometrici si basano su misurazioni tra punti di repere individuati su crani secchi, in genere quelli trovati nei reperti scheletrici di popolazioni primitive. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo 33 FIGURA 2.10 La radiografia cefalometrica prende il nome dal dispositivo di posizionamento utilizzato per il corretto orientamento della testa. Ciò implica che è possibile fare confronti attendibili tra le dimensioni scheletriche e dei tessuti molli di membri dello stesso gruppo di popolazione, oppure dello stesso individuo in tempi diversi, poiché la posizione è riproducibile. Questa radiografia è stata effettuata in posizione verticale naturale (NHP, natural head position) (v. Cap. 6). fica che, sebbene siano presenti nella popolazione soggetti di età diverse, tuttavia lo stesso individuo può essere misurato nel tempo solo una volta. È anche possibile misurare le dimensioni scheletriche in soggetti viventi. Con questa tecnica, chiamata antropometria, diversi elementi di riferimento, ricavati dagli studi su crani secchi, vengono misurati su individui viventi a partire da punti sui tessuti molli che sovrastano i punti di repere ossei. Per esempio, è possibile misurare la lunghezza del cranio da un punto a livello del dorso del naso fino alla zona più convessa della parte posteriore del cranio. Questa misura può essere rilevata sia sul cranio secco che su un essere vivente, ma il risultato è differente per via dello spessore dei tessuti molli che rivestono i punti di repere ossei. Nonostante la variabile rappresentata dai tessuti molli, l’antropometria rende comunque possibile seguire la crescita di un soggetto direttamente, ripetendo le stesse misurazioni in tempi successivi. Ciò consente di avere dati longitudinali, cioè misure ripetute sullo stesso soggetto. Di recente Farkas con i suoi studi antropometrici ha introdotto nuovi dati relativi alle proporzioni facciali umane e al loro cambiamento nel tempo.1 Una terza tecnica di misurazione, la radiologia cefalometrica, è molto importante non solo nello studio della crescita, ma anche nella valutazione clinica del paziente ortodontico. La tecnica si basa sull’orientamento standardizzato della testa prima di eseguire la radiografia con un preciso controllo della magnificazione dell’immagine. Questa procedura presenta i vantaggi della craniometria e dell’antropometria. Permette infatti una misurazione di- retta delle dimensioni scheletriche, dal momento che la radiografia consente di distinguere le strutture ossee dai tessuti molli che le rivestono (Fig. 2.10) e permette inoltre di studiare lo stesso soggetto nel tempo. Lo svantaggio della radiologia cefalometrica è che produce una rappresentazione bidimensionale di una struttura tridimensionale, così che anche con un posizionamento preciso della testa non è possibile effettuare tutti i rilievi necessari. In qualche caso, questo inconveniente può essere superato facendo più di una radiografia con differenti orientamenti e usando il sistema di triangolazione per calcolare le distanze oblique. Il modello generale della crescita craniofacciale era stato ricavato mediante gli studi craniometrici e antropometrici prima che la radiologia cefalometrica fosse inventata, ma molti degli attuali modelli di crescita craniofacciale sono basati su studi cefalometrici. Sia i dati antropometrici che quelli cefalometrici possono essere espressi trasversalmente o longitudinalmente. Ovviamente, è molto più facile e veloce effettuare uno studio trasversale, raccogliendo i dati di ciascun individuo nell’ambito di un campione di individui di età differente, piuttosto che condurre per molti anni uno studio in cui sono previste misurazioni ripetute dello stesso individuo. Per questa ragione molti studi sono trasversali. Quando si sceglie questo approccio, comunque, la variabilità del campione può nascondere dettagli del modello di crescita, specialmente quando non si inserisce alcuna correzione per le variazioni temporali (Fig. 2.11). Le fluttuazioni nella curva di crescita potrebbero essere correttamente evidenziate in uno studio trasversale solamente se si verificassero nello stesso momento in tutti 34 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici Statura, velocità di incremento Curve individuali Curve medie A B C D FIGURA 2.13 Nei primi anni del ’900, D’Arcy Thompson dimostrò che una trasformazione matematica di una griglia poteva descrivere le variazioni di forma della faccia passando da quella di un uomo (A) a quella di uno scimpanzé (B), una scimmia (C), un cane (D) o un altro animale. L’applicazione di questo metodo ha rivelato similitudini fino ad allora insospettate tra le varie specie. (Ridisegnata da Thompson J.T.: On growth and form, Cambridge University Press, 1971.) Età, anni FIGURA 2.11 Se i dati relativi alla velocità di crescita di un gruppo di individui con differente sequenza di picco di crescita puberale vengono riportati su un grafico in funzione del tempo, si scopre che la curva media non è sufficientemente rappresentativa del modello di crescita di nessuno degli individui considerati. Questo arrotondamento della variazione di crescita di un individuo è una caratteristica dei dati trasversali e rappresenta la principale limitazione degli studi condotti con tale metodo. Solo seguendo gli individui nel tempo, attraverso studi longitudinali, è possibile osservare i dettagli reali del modello di crescita. 1,0 Crescita degli embrioni 3,0 0 2,5 – 0,5 2,0 – 1,0 1,5 – 1,5 1,0 – 2,0 Logaritmi dei pesi Peso in grammi 0,5 0,5 Età, giorni FIGURA 2.12 Dati relativi all’aumento del peso di embrioni in fase iniziale, con i dati riportati in nero e gli stessi dati riportati in rosso dopo conversione logaritmica. In questa fase il peso degli embrioni aumenta vertiginosamente ma, come dimostrato dalla linea retta dopo trasformazione logaritmica, la velocità di moltiplicazione delle singole cellule rimane costante. Quando sono presenti più cellule, si verificano più divisioni cellulari e quindi il peso aumenta più velocemente. (Ridisegnata da Lowery G.H.: Growth and development of children, ed 8, Chicago, 1986, Mosby.) gli individui, il che è improbabile. Gli studi longitudinali sono più efficienti nel senso che una gran quantità di informazioni può essere ottenuta da un numero relativamente ristretto di soggetti, molti di meno di quelli necessari per uno studio trasversale. Inoltre, i dati longitudinali sono in grado di evidenziare variazioni individuali, in particolare quelle relative alle sequenze temporali. I dati possono essere rappresentati graficamente in modo diverso e spesso è possibile evidenziare alcuni cambiamenti nella crescita modificando il metodo di rappresentazione. Per esempio, abbiamo già visto che i dati di crescita si possono rappresentare schematizzando la misura raggiunta in funzione dell’età, in una curva detta “delle distanze”, oppure riportando, anziché la lunghezza totale, l’incremento registrato ogni anno su una curva detta “delle velocità” (v. Fig. 2.6). Le variazioni della quantità di accrescimento sono molto più facilmente evidenziabili sulle curve delle velocità che non sulle curve delle distanze. Per meglio comprendere i dati sull’accrescimento si possono applicare altri tipi di relazioni matematiche. Per esempio, la crescita ponderale di qualsiasi embrione in uno stadio iniziale segue una curva esponenziale o logaritmica, perché la crescita deriva dalla divisione mitotica delle cellule; quante più cellule sono presenti, tanto maggiore è il numero delle divisioni. Se gli stessi dati sono schematizzati usando il logaritmo del peso, si ottiene una linea retta (Fig. 2.12). Questo dimostra che la velocità di moltiplicazione cellulare nell’embrione rimane approssimativamente costante. Trasformazioni matematiche più complesse furono usate molti anni fa da D’Arcy Thompson;2 esse permisero di scoprire similitudini nelle proporzioni e nelle variazioni della crescita che fino ad allora non erano state sospettate (Fig. 2.13). Per interpretare correttamente i dati dopo la trasformazione matematica, è ovvio che si deve essere in CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo tuttora usato per gli studi di colorazione vitale (Fig. 2.14). L’alizarina reagisce tenacemente con il calcio nei siti dove avviene l’ossificazione. Questi sono siti attivi di crescita scheletrica e il colorante li localizza nel momento in cui viene captato, previa iniezione nel torrente circolatorio. L’osso si rimodella rapidamente e le aree dalle quali esso viene rimosso possono essere identificate, poiché anche lo stesso colorante vitale viene rimosso. Oggi sono disponibili studi estremamente dettagliati sul rimodellamento osseo nello sviluppo craniofacciale in animali da esperimento. 3 Sebbene gli studi che usano colorazioni vitali non siano possibili nell’uomo, talvolta queste colorazioni possono avvenire accidentalmente. Molti bambini nati alla fine degli anni ’50 e nei primi anni ’60 furono trattati con tetracicline per infezioni ricorrenti. Purtroppo si scoprì successivamente che le tetracicline sono un eccellente colorante vitale, che si lega al calcio nei siti di crescita allo stesso modo dell’alizarina. La discromia degli incisivi che si verificò somministrando tetracicline nel periodo in cui i denti si sta- grado di capire come tali dati siano stati trasformati; è indubbio comunque che questo approccio rappresenta un metodo estremamente efficace per chiarire i concetti di crescita. Metodi sperimentali Molte sono state le acquisizioni sulla crescita scheletrica ottenute grazie alla tecnica chiamata di colorazione vitale, in cui marker in grado di colorare i tessuti mineralizzati (od occasionalmente i tessuti molli) vengono iniettati nell’animale. Questi coloranti si fissano alle ossa e ai denti e possono essere rilevati successivamente dopo il sacrificio dell’animale. Questo metodo fu introdotto nel XVIII secolo dal grande anatomista John Hunter, il quale osservò che le ossa dei maiali che occasionalmente erano stati nutriti con scarti di fibre tessili erano spesso colorate in modo interessante. Egli scoprì che il principio attivo responsabile della colorazione era un colorante chiamato alizarina, Processo coronoide Processo condilare Osso di nuova formazione dopo l’ultima iniezione Linee di colorazione con alizarina A Arco zigomatico FIGURA 2.14 (A) Mandibola di un ratto che ha ricevuto 3 iniezioni di alizarina a intervalli di 3 settimane e che poi è stato sacrificato 2 settimane dopo l’ultima iniezione. Il rimodellamento osseo durante la crescita offusca le linee corrispondenti alla fissazione dell’alizarina, ma le linee di crescita del processo condilare sono comunque ben evidenti. (B) Sezione a livello dell’arco zigomatico dello stesso animale in (A). L’arco zigomatico cresce verso l’esterno per apposizione di tessuto osseo sulla superficie esterna e riassorbimento su quella interna. L’interruzione delle linee del marker sulla superficie interna evidenzia chiaramente le aree di riassorbimento osseo. L’area che rappresenta la superficie esterna dell’arco zigomatico diventa dopo un po’ di tempo quella interna e poi viene riassorbita. 35 ESTERNO Osso di nuova formazione INTERNO Area di riassorbimento B 36 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici FIGURA 2.15 Discromia dentale in un ragazzo che ha assunto dosi massicce di tetraciclina a causa di ripetute infezioni respiratorie durante la prima infanzia. Dalla localizzazione delle macchie è evidente che l’antibiotico non è stato somministrato durante i primi mesi di vita, ma in dosi massicce a cominciare dal periodo in cui le corone degli incisivi centrali erano formate per metà, a circa 30 mesi di età. vano mineralizzando rappresentò un vero disastro estetico in alcuni individui (Fig. 2.15); per questo motivo le tetracicline sono oggi usate raramente nelle infezioni pediatriche. Con la scoperta e l’uso dei marker radioattivi, è attualmente possibile usare quasi ogni metabolita (marcato radioattivamente) che venga incorporato nei tessuti allo stesso modo di un colorante vitale; la localizzazione del sito in cui il materiale è stato incorporato viene individuata dalla lieve emissione di radioattività da parte del marker. L’emissione gamma dell’isotopo 99mTc può essere usata, per esempio, per rilevare aree di rapida crescita ossea nell’uomo, ma questa tecnica trova applicazioni più vantag- giose nella diagnosi di problemi locali di crescita (v. Cap. 21) piuttosto che negli studi sui modelli della crescita stessa. In molti studi su animali da esperimento sono utilizzati materiali radioattivi con una tecnica detta di autoradiografia, in cui l’emulsione di una pellicola viene posizionata su una sottile sezione di tessuto contenente l’isotopo e quindi esposta al buio alla radiazione. Dopo aver sviluppato la lastra, la localizzazione della radiazione indica dove è avvenuta la crescita, che può essere pertanto rilevata osservando la sezione di tessuto attraverso la pellicola (Fig. 2.16). I recenti sviluppi nella genetica molecolare hanno fornito nuove informazioni sulla crescita ed il suo controllo. Per esempio, attualmente è noto che tutti i geni beta, fattori di crescita di trasformazione, sono importanti nella regolazione della crescita cellulare e nello sviluppo degli organi. Le proteine morfogenetiche ossee che interessano direttamente lo sviluppo scheletrico e permettono la guarigione clinica in seguito a fratture sono state identificate a metà degli anni ’904 e ultimamente è stato rilevato anche un gene che controlla la dimensione muscolare.5 A causa dei rimodellamenti ossei in risposta alle forze applicate, le anomalie genetiche che interessano i muscoli potrebbero interessare anche la struttura scheletrica. Gli esperimenti che esemplificano come viene controllata la crescita a livello cellulare offrono interessanti prospettive per un migliore controllo della crescita nel futuro. Un altro metodo sperimentale applicabile all’uomo è la radiografia con impianti. Con questa tecnica punte metalliche inerti vengono poste nelle ossa dello scheletro, in- Area di maturazione della cartilagine Spicole ossee Nuclei marcati con H3 Matrice marcata con C14 A B FIGURA 2.16 Autoradiografie di osso di feto di ratto in coltura d’organo ottenuta incorporando 14C-prolina e 3H-timidina nel mezzo di coltura. La timidina viene incorporata nel DNA che si replica quando la cellula si divide, pertanto i nuclei marcati sono quelli risultanti dalla mitosi in coltura. Poiché la prolina è la principale costituente del collagene, il citoplasma marcato indica le aree in cui la prolina è stata incorporata, principalmente nel collagene secreto in sede extracellulare. (A) Crescita normale nel mezzo colturale, con numerose cellule e notevoli quantità di prolina incorporata. (B) Crescita diminuita del tessuto osseo in una coltura cui è stata aggiunta una piccola quantità di endotossine batteriche. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo FIGURA 2.17 Radiografia in proiezione laterolaterale ottenuta dagli archivi degli studi sugli impianti di Bjork, che mostra un individuo con sei impianti nel mascellare superiore e cinque nella mandibola. (Per gentile concessione del Professor Beni Slow, Dipartimento di Ortodonzia, Università di Copenhagen). clusi la faccia e i mascellari. Questi impianti sono ben tollerati dallo scheletro e vengono incorporati permanentemente nell’osso senza causare alcun problema (Fig. 2.17). Utilizzando gli impianti nella mandibola o nel mascellare come punti di repere, si può ottenere un notevole aumento della precisione nell’analisi cefalometrica longitudinale del modello di crescita. Questo metodo di studio, largamente usato da Bjork et al. al Royal Dental College di Copenhagen, Danimarca (v. Cap. 4), ha fornito nuove importanti informazioni circa i modelli di crescita dei mascellari.6 Gli impianti rimangono stabili nell’osso in cui sono stati collocati in assenza di infiammazione o di infezione, le quali raramente rappresentano un problema. Sovrapponendo radiografie cefalometriche in corrispondenza degli impianti si possono effettuare precise osservazioni sia sul cambiamento della posizione di un osso rispetto a un altro, sia sul rimodellamento esterno delle singole ossa. Prima di questi studi, il cambiamento del contorno dei mascellari era sottovalutato e il modello di rotazione della crescita mandibolare descritto nel Capitolo 4 non era stato ancora evidenziato. Attualmente, le migliori valutazioni della crescita dentofacciale nell’uomo sono ricavate dalla radiografia con impianti.7 NATURA DELLA CRESCITA sono ricavate dalla radiografia con impianti.6 SCHELETRICA A livello cellulare sono possibili solamente tre tipi di crescita. Il primo è un incremento della grandezza delle cellule stesse, denominato ipertrofia. Il secondo è un in- 37 cremento del numero delle cellule denominato iperplasia. Il terzo tipo di crescita deriva dall’azione di cellule che secernono materiale extracellulare, determinando un incremento indipendentemente dal numero o dalle dimensioni delle cellule stesse. Tutti e tre questi processi si verificano durante la crescita scheletrica. L’iperplasia è la caratteristica principale di tutte le forme di crescita. L’ipertrofia avviene in un numero limitato di casi, ma è spesso un meccanismo meno importante dell’iperplasia. Sebbene in tutti i tessuti del corpo avvenga una secrezione di materiale extracellulare, questo fenomeno è particolarmente importante nella crescita del sistema scheletrico, dove il materiale extracellulare successivamente va incontro a mineralizzazione. Il fatto che il materiale extracellulare dello scheletro si mineralizzi porta a un’importante distinzione tra la crescita dei tessuti molli o non mineralizzati e quella dei tessuti duri o calcificati. I tessuti duri sono rappresentati da ossa, denti e alcune cartilagini. I tessuti molli costituiscono tutta la restante parte. In molti casi la cartilagine, particolarmente quella coinvolta significativamente nella crescita, si comporta come un tessuto molle e tale si dovrebbe considerare. La crescita dei tessuti molli avviene attraverso una combinazione di iperplasia e ipertrofia. Questi processi si verificano ovunque all’interno del tessuto, inducendo una crescita interstiziale, cioè una crescita che avviene in ogni parte del tessuto. La secrezione di materiale extracellulare può accompagnare la crescita interstiziale, ma l’iperplasia in primo luogo e l’ipertrofia secondariamente rappresentano i meccanismi principali. La crescita interstiziale è tipica di tutti i tessuti molli e delle cartilagini non calcificate nell’ambito del sistema scheletrico. Al contrario, quando la mineralizzazione induce la formazione di tessuto duro, la crescita interstiziale diventa impossibile. L’iperplasia, l’ipertrofia e la secrezione di materiale extracellulare sono ancora possibili nei tessuti mineralizzati, ma questi processi possono attuarsi solo in superficie, non all’interno della massa mineralizzata. L’apposizione diretta e superficiale di nuovo osso avviene grazie all’attività delle cellule periostali. Nel periostio – membrana di tessuto molle che ricopre le ossa – si osserva la formazione di nuove cellule e la secrezione di materiale extracellulare che va incontro a mineralizzazione e a trasformazione in nuovo osso. Questo processo è noto come apposizione diretta o superficiale di osso. La crescita interstiziale assume un rilievo notevole nella crescita scheletrica, poiché la maggior parte del sistema scheletrico, compresi la base del cranio, il tronco e gli arti, deriva dalle cartilagini. La Figura 2.18 mostra la cartilagine, o condrocranio, a 8 e a 12 settimane di sviluppo intrauterino. Il massimo sviluppo dello scheletro cartilagineo avviene nel terzo mese di vita intrauterina. Un piano continuo di cartilagine si estende dalla capsula nasale posteriormente fino al forame magno alla base del cranio. Si ricordi che la cartilagine è un tessuto avascolare le 38 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici A B FIGURA 2.18 Sviluppo e maturazione del condrocranio (cartilagine: rosa; osso: rosso punteggiato). (A) Rappresentazione schematica a circa 8 settimane. Si noti essenzialmente la presenza di una striscia continua cartilaginea che si estende dalla capsula nasale anteriormente, verso l’area occipitale posteriormente. (B) Sviluppo scheletrico a 12 settimane. Sono comparsi centri di ossificazione nelle strutture mediane cartilaginee e inoltre è iniziata la formazione di osso intramembranoso a livello dei mascellari e della scatola cranica. Da questo momento in poi il tessuto osseo sostituisce rapidamente la cartilagine del condrocranio originario, finché non rimangono solo le sincondrosi cartilaginee che connettono le ossa della base cranica. cui cellule interne sono nutrite per diffusione attraverso gli strati esterni. Ciò implica, naturalmente, che la cartilagine deve essere sottile. Nei primi stadi di sviluppo, le dimensioni estremamente limitate dell’embrione consentono la possibilità di un condroscheletro, ma, con l’ulteriore crescita, una tale struttura non è mantenibile senza lo sviluppo di una vascolarizzazione interna. Durante il quarto mese di vita intrauterina, si verifica appunto la penetrazione di elementi vascoloematici in vari punti del condrocranio (e in altre parti dello scheletro cartilagineo). Queste aree divengono centri di ossificazione, nei quali la cartilagine viene trasformata in osso; in tal modo isole di tessuto osseo appaiono nel mare di cartilagine (Fig. 2.18B). La cartilagine continua a crescere rapidamente, ma è sostituita da osso con uguale rapidità. Ne risulta che la quantità relativa di osso aumenta rapidamente, mentre la quantità relativa (ma non assoluta) di cartilagine decresce. A un certo punto il condrocranio originario è rappresentato solo da piccole aree di cartilagine interposte tra ampie zone d’osso, che assumono la caratteristica forma di etmoide, sfenoide e osso basioccipitale. La crescita a livello di queste connessioni cartilaginee tra le ossa dello scheletro è simile a quella osservabile a livello delle ossa degli arti. Nelle ossa lunghe degli arti si osservano aree di ossificazione al centro dell’osso e alle estremità; si crea così una porzione allungata centrale chiamata diafisi e teste ossee a ciascuna estremità chiamate epifisi. Tra epifisi e diafisi residua un’area non calcificata cartilaginea chiamata piatto epifisario (Fig. 2.19). Quest’ultimo rappresenta il maggior centro di crescita delle ossa lunghe; infatti, questa cartilagine di accrescimento è responsabile di quasi tutta la crescita in lunghezza di queste ossa, mentre il pe- Cartilagine di proliferazione Cartilagine in fase di maturazione Cartilagine in degenerazione Spicole ossee FIGURA 2.19 Ossificazione endocondrale in un piatto epifisario. La crescita si verifica per la proliferazione della cartilagine, estendendosi da questa sede fino in alto. Le cellule cartilaginee in fase di maturazione si spostano dall’area di proliferazione, vanno incontro a ipertrofia, degenerano e sono sostituite da spicole ossee, come si può notare alla base della figura. riostio riveste un ruolo importante nell’aumentarne lo spessore e nel rimodellarne il contorno esterno. Vicino alle estremità di ciascun piatto epifisario si trova una zona di cellule cartilaginee in attiva riproduzione. Alcune di queste, spinte verso la diafisi dall’attività proliferativa, vanno incontro a ipertrofia, producono una matrice extracellulare e infine degenerano man mano che la matrice, mineralizzando, viene rapidamente sostituita dall’osso (Fig. 2.19). La crescita continua fin tanto che la velocità di CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo proliferazione delle cartilagini di accrescimento risulta uguale o maggiore della velocità con cui queste vanno incontro a maturazione. Verso la fine del normale periodo di crescita, la quantità di maturazione eccede la quantità di proliferazione, la cartilagine viene sostituita da osso e il piatto epifisario scompare. A questo punto la crescita delle ossa è completa, eccetto che per i cambiamenti di spessore e i rimodellamenti superficiali prodotti dal periostio. Non tutte le ossa dello scheletro adulto sono presenti nel condroscheletro embrionale; infatti è possibile osservare una secrezione diretta di matrice ossea all’interno di tessuti connettivali senza alcuna formazione intermedia di cartilagine. Questa ossificazione è detta intramembranosa e si realizza a livello della volta cranica e dei due mascellari (Fig. 2.20). La mandibola degli animali più evoluti si sviluppa precocemente durante la vita embrionale nella stessa area della cartilagine del primo arco faringeo (cartilagine di Meckel). Sembra che la mandibola si formi per sostituzione ossea di questa cartilagine, allo stesso modo in cui l’osso sfenoide al di sotto del cervello si sostituisce alla cartilagine di quell’area. Infatti, lo sviluppo mandibolare inizia grazie alla condensazione di mesenchima all’esterno della cartilagine di Meckel e procede poi interamente con un meccanismo di formazione ossea intramembranosa (Fig. 2.21). La cartilagine di Meckel si disintegra e scompare in gran parte man mano che la mandibola si sviluppa. Resti di questa cartilagine sono trasformati in due piccoli ossicini della catena di conduzione dell’orecchio medio, ma non si ritrovano in alcuna parte significativa della mandibola. Il pericondrio persiste a livello del legamento sfenomandibolare. La cartilagine condilare si sviluppa inizialmente come una cartilagine secondaria indipendente, situata a considerevole distanza dal corpo mandibolare (Fig. 2.22). Si fonde col ramo mandibolare in via di sviluppo in uno stadio precoce della vita fetale. La maxilla si forma inizialmente da un centro di condensazione mesenchimale a livello dei processi mascellari. Quest’area è localizzata sulla superficie laterale della capsula nasale, la parte più anteriore del condrocranio, ma, nonostante la cartilagine di accrescimento contribuisca A B 39 FIGURA 2.20 Ossa del cranio di un feto di 12 settimane, disegnato evidenziando le aree di un campione marcato con alizarina. (Ridisegnata da Langman J.: Medical embryology, 4 ed., Baltimore, 1984, Williams & Wilkins.) Cartilagine di Meckel Nervo alveolare inferiore Sito iniziale di osteogenesi Nervo mentoniero FIGURA 2.21 Rappresentazione schematica del rapporto esistente tra la formazione di osso nella mandibola, la cartilagine di Meckel e il nervo alveolare inferiore. La formazione di tessuto osseo inizia lateralmente alla cartilagine di Meckel e si diffonde posteriormente lungo quest’ultima senza che avvenga una sostituzione diretta della cartilagine da parte del nuovo osso mandibolare. (Ridisegnata da Ten Cate A.R.: Oral histology, St Louis, 1985, Mosby.) C FIGURA 2.22 La cartilagine condilare (in rosa) si sviluppa inizialmente come un’area di condensazione separata dal corpo della mandibola e solo più tardi viene incorporata in esso. (A) Aree separate di condensazione mesenchimale, a 8 settimane. (B) Fusione della cartilagine con il corpo mandibolare, a 4 mesi. (C) Situazione alla nascita (in scala ridotta). 40 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici all’allungamento della testa e allo spostamento in avanti della maxilla, non contribuisce direttamente alla formazione dell’osso maxillare. Una cartilagine accessoria, quella malare o zigomatica, che si forma a livello del processo malare in via di sviluppo, scompare ed è totalmente sostituita da osso prima della nascita, a differenza della cartilagine condilare, che invece persiste. La crescita interstiziale in una massa mineralizzata è impossibile, per cui l’osso deve essere formato interamente per apposizione di nuovo osso in corrispondenza di superfici libere. La forma dell’osso inoltre può variare attraverso un meccanismo di riassorbimento e apposizione (v. Fig. 2.13). In tal modo nuovo osso viene apposto in alcune aree, mentre osso vecchio viene rimosso in altre, con un meccanismo che risulta essenziale nel processo di crescita. Questo rimodellamento si osserva sulla superficie di ossa che presentano una crescita encondrale, così come in ossa che presentano una formazione diretta intramembranosa. Crescita: modelli, variabilità SITI E TIPI DI CRESCITA e sequenza temporale NEL COMPLESSO CRANIOFACCIALE Per capire la crescita delle varie parti del corpo è necessario conoscere: (1) i siti o le localizzazioni di crescita; (2) il tipo di crescita che avviene in ogni localizzazione; (3) i fattori che determinano o controllano quella crescita. Per motivi di praticità, il complesso craniofacciale può essere suddiviso in quattro aree che si sviluppano in modo piuttosto differente: (1) la volta cranica, cioè le ossa che coprono la superficie esterna e superiore del cervello; (2) la base cranica, cioè il pavimento osseo che si trova sotto il cervello e che rappresenta anche la linea divisoria tra il cranio e la faccia; (3) il complesso nasomaxillare, costituito da naso, maxilla e dalle piccole ossa associate; (4) la mandibola. I fattori di controllo o determinanti, secondo le correnti teorie sul controllo della crescita, sono discussi nella sezione successiva. Volta cranica La volta cranica è costituita da un numero di ossa piatte che si formano direttamente dall’osso con meccanismo di tipo intramembranoso, senza precursori cartilaginei. Dal momento in cui inizia l’ossificazione in un certo numero di centri deputati a definire l’abbozzo dell’unità anatomica, il processo di crescita è interamente dovuto all’attività periostale superficiale delle ossa. Il rimodellamento e la crescita avvengono primariamente a livello delle suture scheletriche, aree di contatto rivestite da periostio tra le ossa craniche adiacenti, ma l’attività periostale interviene modificando sia l’interno che l’esterno delle superfici di queste ossa piatte. Alla nascita le ossa piatte del cranio sono ampiamente separate da tessuto connettivo piuttosto lasso (Fig. 2.23). Questi spazi aperti, le fontanelle, permettono una considerevole deformazione del cranio. Questo fenomeno è importante per consentire alla testa, con le sue grandi dimensioni, di passare attraverso il canale del parto (v. Cap. 3 per maggiori dettagli). Dopo il parto, l’apposizione di osso in corrispondenza dei margini delle fontanelle elimina piuttosto velocemente questi spazi aperti; tuttavia le ossa rimangono separate per molti anni da sottili suture rivestite da periostio, che vanno incontro a fusione in età adulta. Nonostante le loro piccole dimensioni, l’apposizione di nuovo osso in corrispondenza delle suture costituisce il meccanismo principale per la crescita della volta cranica. Quindi, la crescita della volta cranica avviene primariamente a livello suturale, ma contemporaneamente si verifica un meccanismo di rimozione e apposizione ossea, rispettivamente sulla superficie interna ed esterna della vol- Fontanella anteriore Fontanella posteriore Fontanella sfenoidea FIGURA 2.23 Fontanelle di un cranio di neonato (in rosa). Fontanella mastoidea 41 CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo ta cranica stessa. Questo rimodellamento delle superfici interne ed esterne consente modifiche morfologiche durante la crescita. Osso frontale Etmoide Presfenoide Base cranica Contrariamente alla volta cranica, le ossa della base cranica sono formate inizialmente da cartilagine e sono più tardi trasformate in osso da un meccanismo di ossificazione encondrale. Ciò si verifica soprattutto nelle strutture mediane. Procedendo verso le strutture più laterali, diventano più importanti i meccanismi di crescita suturale e di rimodellamento superficiale, ma la base cranica è prevalentemente una struttura mediana. La situazione è tuttavia più complicata di quella descritta in un osso lungo con i suoi piatti epifisari. Come detto prima, i centri di ossificazione appaiono precocemente nel condrocranio durante la vita embrionale, indicando la localizzazione dell’occipitale, dello sfenoide e dell’etmoide che formano la base cranica. Con la progressione dell’ossificazione, bande di cartilagine dette sincondrosi rimangono interposte tra i centri di ossificazione (Fig. 2.24). Questi siti importanti di crescita sono rappresentati dalla sincondrosi sfeno-occipitale tra l’occipitale e lo sfenoide, dalle sincondrosi intersfenoidee tra le due parti dello sfenoide stesso e dalla sincondrosi sfenoetmoidale tra sfenoide ed etmoide. Da un punto di vista istologico, una sincondrosi è simile a un piatto epifisario doppio (Fig. 2.25). L’area tra le due ossa è occupata da cartilagine in accrescimento. La sincondrosi presenta un’area centrale d’iperplasia cellulare da cui si estendono in entrambe le direzioni bande di cartilagine in fase di maturazione, le quali in seguito vengono sostituite da osso. Una differenza significativa rispetto alle ossa delle estremità consiste nel fatto che le articolazioni inamovibili sviluppatesi tra le ossa della base cranica sono nettamente diverse dalle articolazioni mobili delle estremità. La base cranica può essere immaginata come un singolo osso lungo, provvisto di numerosi piatti epifisari rappresentati dalle sincondrosi. Articolazioni fisse sono presenti anche a livello di tutte le altre ossa craniche e facciali, con l’unica eccezione della mandibola. Le suture rivestite da periostio delle ossa craniche e facciali, non contenendo cartilagine, sono quindi abbastanza differenti dalle sincondrosi cartilaginee. Maxilla (complesso nasomaxillare) La maxilla, dopo la nascita, si sviluppa interamente per ossificazione intramembranosa. La crescita non avviene per sostituzione cartilaginea, ma attraverso due principali meccanismi: (1) per apposizione di osso a livello delle suture che connettono la maxilla alla base cranica e al cranio; (2) per rimodellamento superficiale. Al contrario della volta cranica, nella maxilla i cambiamenti di forma indotti dall’attività periostale superficiale non sono meno importanti di quelli indotti dall’attività suturale. Sfenoetmoidale Base dello sfenoide Intersfenoidale Sfeno-occipitale Base dell’occipitale SINCONDROSI DELLA BASE CRANICA FIGURA 2.24 Rappresentazione schematica delle sincondrosi della base cranica, che evidenzia la localizzazione di questi importanti siti di crescita. FIGURA 2.25 Rappresentazione schematica della crescita a livello della sincondrosi intrasfenoidale. Una striscia di cellule cartilaginee di proliferazione immature è situata al centro della sincondrosi, mentre una striscia di cellule cartilaginee in fase di maturazione si estende in ciascuna delle due direzioni partendo dal centro e determinando l’ossificazione di entrambi i margini. La crescita a livello della sincondrosi allunga questa zona della base cranica. Anche nell’ambito della base cranica è importante il rimodellamento della superficie ossea: per esempio, esso rappresenta il meccanismo con cui si accrescono i seni sfenoidali. Il modello di crescita della faccia prevede che essa cresca verso l’esterno al di sotto del cranio, il che significa che la maxilla durante la crescita deve portarsi in avanti e in basso, percorrendo una notevole distanza rispetto al cranio e alla base cranica. Come illustrato nella Figura 2.26, le suture posteriori e superiori della maxilla sono disposte in modo ideale per consentire questo tipo di riposizionamento. Durante questo spostamento in basso e in avanti, lo spazio che si viene a creare a livello suturale è riempito da un’attiva proliferazione ossea. Le suture rimangono perciò della medesima ampiezza, mentre i vari processi maxillari si allungano. L’apposizione d’osso, infatti, avviene su entrambi i lati della sutura, così che le ossa con cui la maxilla si rapporta diventano a loro volta più ampie. Parte del bordo posteriore della maxilla è rappresentata da una superficie libera a livello della tuberosità. In questa zona si 42 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici FIGURA 2.26 Mentre la crescita dei tessuti molli trascina la maxilla in basso e in avanti, aprendo gli spazi suturali superiore e posteriore, si appone nuovo tessuto osseo su entrambi i lati delle suture. (Ridisegnata da Enlow D.H., Hans M.G.: Essentials of facial growth, Philadelphia, 1996, W.B. Saunders.) FIGURA 2.27 Mentre la maxilla è trascinata in basso e in avanti, la sua superficie anteriore tende a riassorbirsi. Le aree di riassorbimento sono qui evidenziate in rosa. Fa eccezione solo una piccola area attorno alla spina nasale anteriore. (Ridisegnata da Enlow D.H., Hans M.G.: Essentials of facial growth, Philadelphia, 1996, W.B. Saunders.) osserva un apposizione superficiale di osso che crea lo spazio addizionale necessario per accogliere dapprima i molari da latte e successivamente quelli permanenti. È importante notare che, mentre la maxilla cresce in basso e in avanti, la sua superficie frontale subisce un rimodellamento in cui il tessuto osseo viene in gran parte rimosso dalla sua superficie anteriore. Nella Figura 2.27 è evidenziato come l’intera superficie anteriore della maxilla rappresenti un’area di riassorbimento osseo e non di apposizione. Sembrerebbe logico pensare che, se la superficie anteriore della maxilla si sposta in basso e in avanti, in tale zona si dovrebbe avere un’apposizione ossea e non un riassorbimento. In realtà, invece, l’osso è riassorbito dalla superficie anteriore della maxilla anche se questa cresce in avanti. FIGURA 2.28 Il rimodellamento superficiale di un osso nella direzione opposta rispetto a quella in cui l’osso viene spostato dalla crescita delle strutture adiacenti crea una situazione simile a quella rappresentata da questo disegno, dove il muro viene ricostruito posteriormente mentre allo stesso tempo la piattaforma di appoggio viene spostata in avanti. (Ridisegnata da Enlow D.H., Hans M.G.: Essentials of facial growth, Philadelphia, 1996, W.B. Saunders.) Per capire questo paradosso è necessario spiegare come questi due processi diversi si possono verificare simultaneamente. La crescita complessiva rappresenta il risultato sia di un processo di traslazione della maxilla in basso e in avanti che di un rimodellamento superficiale. L’intero complesso osseo nasomaxillare esegue una traslazione nello spazio in basso e in avanti rispetto al cranio. Enlow,8 i cui studi sullo scheletro facciale costituiscono la base delle nostre attuali conoscenze, ha illustrato questo meccanismo in un disegno (Fig. 2.28). La maxilla è assimilabile a una piattaforma su ruote che viene tirata in avanti, mentre contemporaneamente la sua superficie, rappresentata dal muro, viene distrutta nella sua parte anteriore e ricostruita posteriormente, con un rimodellamento che si esplica in direzione opposta alla crescita dell’intero complesso. Non è sempre vero che il rimodellamento si oppone alla direzione della traslazione. Ciò dipende dalla localizzazione specifica; in alcune sedi, infatti, traslazione e rimodellamento si esplicano nella stessa direzione con effetto additivo. Questo avviene, per esempio, sulla volta del palato. Quest’area si sposta in basso e in avanti con il resto della maxilla, ma allo stesso tempo si osserva un riassorbimento osseo a livello del pavimento nasale e un’apposizione sul versante orale, creando così un effetto addizionale di spostamento in basso e in avanti del palato (Fig. 2.29). Tuttavia, nelle immediate vicinanze, la parte anteriore del processo alveolare costituisce un’area di riassorbimento, per cui la rimozione di osso a questo livello tende ad annullare parte dello spostamento in avanti della maxilla dovuto alla sua traslazione complessiva. Mandibola A differenza della maxilla, la crescita mandibolare avviene attraverso un’attività sia encondrale che periostale. La cartilagine copre la superficie del condilo mandibolare a livello dell’articolazione temporomandibolare. Sebbene questa 43 CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo FIGURA 2.29 Il rimodellamento della volta palatale (che è allo stesso tempo il pavimento nasale) muove quest’ultima nella stessa direzione del suo spostamento; l’osso viene rimosso dal pavimento del naso e apposto a livello del palato. Sulla superficie anteriore, tuttavia, l’osso viene riassorbito, cancellando parzialmente la traslazione in avanti. Mentre la volta palatale si abbassa, lo stesso processo di rimodellamento osseo ne produce anche l’ampliamento. (Ridisegnata da Enlow D.H., Hans M.G.: Essentials of facial growth, Philadelphia, 1996, W.B. Saunders.) cartilagine non sia simile a quella di un piatto epifisario o di una sincondrosi, tuttavia si osservano a questo livello iperplasia, ipertrofia e sostituzione ossea encondrale. Tutte le altre aree della mandibola sono formate e crescono direttamente per apposizione e rimodellamento superficiale. Il modello di crescita della mandibola può essere rappresentato in due modi, come mostra la Figura 2.30. A seconda della struttura scheletrica di riferimento, ambedue sono corretti. Se la zona di riferimento è il cranio, il mento si muove in basso e in avanti. D’altra parte, mediante le colorazioni vitali è possibile osservare che i principali siti di crescita della mandibola sono rappresentati dalla superficie posteriore del ramo e dai processi coronoide e condilare. Lungo la parte anteriore della mandibola si rilevano piccoli cambiamenti. Secondo questa prospettiva, la rap- A presentazione corretta della traslazione è quella della Figura 2.30B. Il mento rappresenta un sito di crescita pressoché inattivo. Esso si sposta in avanti e in basso come conseguenza della crescita che si esplica a livello condilare e del versante posteriore del ramo. Il corpo della mandibola si allunga con un meccanismo di apposizione ossea periostale nella sua parte posteriore, mentre il ramo diventa più alto con un meccanismo di sostituzione ossea encondrale a livello condilare e di rimodellamento superficiale. Concettualmente possiamo immaginare che la mandibola si sposti in basso e in avanti mentre cresce la sua dimensione in alto e indietro. La traslazione della mandibola in avanti si accompagna allo spostamento dei tessuti molli che l’avvolgono. Uno dei migliori esempi di rimodellamento dovuto a fenomeni di riassorbimento è offerto dalla crescita in direzione posteriore del ramo della mandibola. La mandibola cresce in gran parte per apposizione di osso sulla superficie posteriore del ramo. Allo stesso tempo, grandi quantità di osso sono rimosse dalla superficie anteriore del ramo (Fig. 2.31). In sostanza, il corpo mandibolare si allunga man mano che il ramo cresce in direzione opposta al mento; ciò avviene per rimozione di osso dalla superficie anteriore del ramo e deposizione di osso sulla sua superficie posteriore. Sembrerebbe logico pensare a un centro di crescita sconosciuto al di sotto dei denti, la cui attività consenta al mento di crescere in avanti lontano dal ramo. Questo non è possibile, poiché manca la cartilagine che potrebbe permettere una crescita ossea interstiziale. Infatti è il ramo che in realtà si rimodella. Quella che un tempo era la superficie posteriore del ramo diviene, mediante il rimodellamento, il suo centro e più tardi la sua superficie anteriore. Nell’infanzia il ramo è localizzato circa nel punto dove erompe il primo molare deciduo. Il progressivo rimaneggiamento posteriore crea spazio per i secondi molari decidui e successivamente per i molari permanenti. Spesso, però, questa crescita termina prima che sia stato creato abbastanza spazio per consentire l’eruzione del terzo molare permanente, che di conseguenza rimane incluso nel ramo. B FIGURA 2.30 (A) Crescita della mandibola, vista dalla prospettiva di una base cranica immobile: il mento si sposta in basso e in avanti. (B) Crescita mandibolare, alla luce degli studi condotti con colorazioni vitali, che rivelano cambiamenti minimi nel corpo mandibolare e nel mento, mentre evidenziano una crescita e un rimodellamento notevoli del ramo, con spostamento dello stesso posteriormente. L’attuale descrizione della crescita mandibolare prevede che la mandibola si sposti in basso e in avanti e cresca nel contempo in alto e all’indietro in risposta a tale movimento, mentre mantiene il contatto con il cranio. 44 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici passivamente; infine, (3) la matrice dei tessuti molli, in cui gli elementi scheletrici sono avvolti, rappresenta il primo fattore determinante della crescita, mentre sia l’osso che la cartilagine sono elementi consequenziali. La principale differenza tra queste teorie è la sede di espressione del controllo genetico. La prima teoria vuole che il controllo genetico sia espresso direttamente a livello dell’osso e perciò il suo centro è il periostio. La seconda teoria suggerisce che il controllo è a livello cartilagineo, mentre l’osso viene passivamente spostato; questo controllo genetico indiretto è detto epigenetico. La terza teoria prevede che il controllo sia mediato in larga misura fuori dal sistema scheletrico e che la crescita sia dell’osso che della cartilagine sia controllata epigeneticamente, come risposta a segnali provenienti da altri tessuti. Attualmente, si ritiene più probabile una sintesi della seconda e della terza teoria, mentre la prima, che era quella predominante fino al 1960, è stata largamente abbandonata. Sede del controllo di crescita: siti e centri di crescita FIGURA 2.31 Mentre la mandibola cresce in lunghezza, il ramo subisce un notevole rimodellamento, tanto che l’osso che si trova all’estremità del processo condilare in età giovanile si può ritrovare qualche anno dopo a livello della superficie anteriore del ramo. Dato il notevole grado di rimodellamento della superficie ossea, è naturale considerare erroneamente la formazione di osso encondrale a livello del condilo come il principale meccanismo di crescita mandibolare. (Ridisegnata da Enlow D.H., Hans M.G.: Essentials of facial growth, Philadelphia, 1996, W.B. Saunders.) TEORIE DEL CONTROLLO DELLA CRESCITA La crescita è fortemente influenzata da fattori genetici, ma anche dalle condizioni ambientali, cioè dallo stato nutrizionale, dal grado di attività fisica, dalle malattie o dalla buona salute e da un gran numero di altri fattori simili. Dato che la maggior parte degli interventi ortodontici è richiesta per una crescita sproporzionata dei mascellari, è necessario conoscere i fattori che influenzano e controllano la crescita scheletrica per capire i processi eziologici delle malocclusioni e delle deformità dentofacciali. Grandi passi avanti sono stati fatti negli ultimi anni nella comprensione del controllo della crescita. Che cosa determini esattamente la crescita dei mascellari, comunque, rimane ignoto e continua a essere oggetto di ricerche intense. Negli ultimi anni sono state formulate tre teorie principali per identificare i fattori determinanti della crescita craniofacciale: (1) l’osso, come altri tessuti, rappresenta il primo fattore determinante della sua stessa crescita; (2) la cartilagine rappresenta il fattore principale della crescita scheletrica, mentre l’osso risponde secondariamente e Per meglio comprendere le diverse teorie sul meccanismo di controllo della crescita è necessario distinguere tra centri e siti di crescita. Un sito di crescita è soltanto una sede dove avviene la crescita, mentre un centro è una sede (controllata geneticamente) in cui la crescita avviene indipendentemente. Tutti i centri di crescita sono anche siti, mentre non è vero il contrario. La teoria secondo cui il tessuto che forma osso presenta un proprio stimolo intrinseco viene dall’osservazione che tutti i modelli di crescita craniofacciale sono significativamente costanti. La costanza dei modelli di crescita è stata interpretata come conseguenza del fatto che i siti di crescita sono in gran parte anche centri. In particolare, le suture tra le ossa membranose del cranio e i mascellari sono state considerate centri di crescita, insieme alle zone di ossificazione encondrale della base cranica e del condilo mandibolare. La crescita, in questa prospettiva, rappresenta il risultato dell’espressione genetica di tutti i centri di crescita. La traslazione della maxilla, quindi, rappresenterebbe il risultato della pressione determinata dalla crescita a livello suturale, che tenderebbe a spostare le ossa stesse. Se questa teoria fosse corretta, la crescita suturale avverrebbe in gran parte indipendentemente dall’influenza ambientale e pertanto a livello suturale sarebbe possibile intervenire molto poco sull’espressione della crescita. Nel periodo di massima diffusione di questa teoria gli ortodontisti hanno fatto pochi tentativi per modificare la crescita facciale, poiché erano convinti dell’inefficacia di questo approccio. Sembra chiaro ora che le suture, e più in generale i tessuti periostali, non rappresentano i determinanti principali della crescita craniofacciale. Due considerazioni portano a questa conclusione. La prima è che quando un frammento di sutura tra due ossa facciali è trapiantato in CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo un’altra sede (in una sacca addominale, per esempio), esso non cresce. Ciò farebbe propendere per la teoria di una mancanza di crescita intrinseca nelle suture. In secondo luogo, sembra che la crescita suturale risponda a influenze esterne in varie circostanze. Se le ossa craniche o facciali vengono sottoposte a una trazione meccanica a livello suturale, si osserva una neoformazione d’osso a questo livello (v. Fig. 2.26). Al contrario, se una sutura è compressa, la crescita in quel punto viene inibita. Così le suture devono essere considerate aree di reazione e non determinanti primari. Le suture della maxilla, quindi, sono siti di crescita e non centri. La cartilagine come determinante della crescita craniofacciale La seconda teoria è quella che considera la cartilagine come il determinante della crescita craniofacciale. Il fatto che, in particolare a livello dei mascellari, la cartilagine cresce mentre il tessuto osseo semplicemente la sostituisce, rende questa teoria plausibile. Se la crescita cartilaginea costituisse il fattore primario, la cartilagine del condilo mandibolare dovrebbe essere considerata l’elemento determinante per la crescita di questo osso, mentre il rimodellamento del ramo e delle altre superfici dovrebbe essere considerato come secondario alla primaria crescita cartilaginea. In altre parole, la mandibola potrebbe essere considerata come la diafisi di un osso lungo, piegata a ferro di cavallo e con le epifisi rimosse, mentre le cartilagini condilari potrebbero essere considerate ciascuna come un piatto epifisario diviso a metà (Fig. 2.32). In questo caso la cartilagine condilare dovrebbe agire come un centro di crescita, comportandosi sostanzialmente come una cartilagine di accrescimento epifisaria (Fig. 2.33). FIGURA 2.32 La mandibola in passato era concepita come l’analogo di un osso lungo modificato risultante (1) dalla rimozione delle epifisi, con esposizione dei piatti epifisari, e (2) dal suo ripiegamento a forma di ferro di cavallo. Se questa analogia fosse corretta, naturalmente, le cartilagini alle estremità distali dell’osso si comporterebbero come vere e proprie cartilagini di accrescimento. In realtà, gli studi più recenti hanno dimostrato che, sebbene tale teoria sia suggestiva, non è corretta. 45 Risulta più difficile, ma non impossibile, spiegare la crescita della maxilla sulla base di una teoria cartilaginea. Sebbene non vi sia cartilagine nella maxilla stessa, essa è presente nel setto nasale e il complesso nasomaxillare cresce come un’unità. I fautori della teoria cartilaginea ipotizzano che il setto nasale cartilagineo serva da determinante di vari aspetti della crescita maxillare.9 Si osservi nella Figura 2.34 come la cartilagine sia localizzata in modo che la sua crescita possa indurre verosimilmente una traslazione della maxilla in basso e in avanti. SUPERFICIE CONDILARE Fibrocartilagine Cartilagine proliferativa Cartilagine in maturazione Osso FIGURA 2.33 Ossificazione endocondrale a livello della testa del condilo mandibolare. Subito al di sotto della fibrocartilagine della superficie articolare si trova una zona di proliferazione cartilaginea, al di sotto della quale si verifica l’ossificazione. Si confronti questo modello di attività cellulare con quella di un piatto epifisario (v. Fig. 2.18). FIGURA 2.34 Rappresentazione schematica del condrocranio in una fase precoce dello sviluppo, che evidenzia, nella regione anteriore, la grande quantità di cartilagine che successivamente diventa la cartilagine del setto nasale. 46 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici A B FIGURA 2.35 Effetto della rimozione della cartilagine nasale sulla crescita in avanti del muso del coniglio. (A) Animale di controllo. (B) Animale della stessa figliata in cui la cartilagine nasale è stata rimossa precocemente dopo la nascita. È evidente la crescita in avanti deficitaria del complesso nasomaxillare dopo questa asportazione. (Da Sarnat BG, in McNamara J.A. Jr (editor): Factors affecting the growth of the midface. Ann Arbor, 1976, University of Michigan Center for Human Growth and Development.) Se, come pare, le suture della maxilla sono aree reattive, esse rispondono a questa traslazione formando nuovo osso quando avvertono la forza di trazione della cartilagine in crescita. La cartilagine settale subisce una riduzione quantitativa durante il corso degli anni, ma persiste per tutta la vita e quindi potrebbe certamente svolgere questo ruolo di determinante della crescita maxillare. Due tipi di esperimenti sono stati condotti per confermare l’ipotesi che la cartilagine possa essere un vero centro di crescita. Sono stati eseguiti trapianti di cartilagine e una valutazione degli effetti sulla crescita causati dalla rimozione di cartilagine in età precoce. Esperimenti di trapianto dimostrano che non tutte le cartilagini scheletriche si comportano in realtà nel medesimo modo.10 Se un frammento di piatto epifisario di un osso lungo viene trapiantato, esso continua a crescere sia in una nuova sede sia in coltura, e ciò dimostra che tale cartilagine ha un potenziale intrinseco di crescita. Le cartilagini delle sincondrosi sfeno-occipitali della base cranica sembrano avere lo stesso potenziale di crescita se vengono trapiantate al momento giusto. Tuttavia, è difficile tra- FIGURA 2.36 Profilo di un uomo la cui cartilagine nasale è stata asportata all’età di 8 anni in seguito a lesione traumatica. È evidente che dopo l’asportazione del setto si è creato un deficit di sviluppo del terzo medio della faccia. piantare la cartilagine della base cranica, particolarmente in età precoce, quando essa evidenzia la sua normale crescita; questo probabilmente spiega perché la cartilagine di quest’area non cresce in vitro così bene quanto quella dei piatti epifisari. Nei primi esperimenti, il trapianto di cartilagine del setto nasale ha fornito risultati contraddittori: a volte cresceva, a volte no. In esperimenti più accurati e recenti, tuttavia, tale cartilagine ha dimostrato una capacità di crescita in coltura quasi paragonabile a quella epifisaria.11 Trapiantando il condilo mandibolare, questo ha mostrato una crescita modesta o addirittura insignificante;12 ed è stato verificato che la cartilagine condilare mostra una crescita in coltura significativamente inferiore a quella di altre cartilagini.13 Da questi esperimenti si evince che alcune cartilagini sembrano capaci di agire come centri di crescita, ma non la cartilagine condilare. È utile inoltre esaminare i risultati di esperimenti che provano gli effetti della rimozione di alcune cartilagini. L’ipotesi è che, se rimuovendo un’area cartilaginea la crescita in quella zona si arresta o diminuisce, probabilmente quest’area rappresenta un importante centro di crescita. L’effetto dell’asportazione di un segmento della cartilagine del setto nasale in un coniglio in crescita è mostrato nella Figura 2.35. Ovviamente, l’asportazione del setto a un giovane coniglio causa un deficit considerevole nello sviluppo del terzo medio facciale. Ciò non significa che l’intero effetto sulla crescita sia attribuibile alla perdita di tale cartilagine. Si può infatti pensare che la stessa chirurgia e le interferenze al supporto ematico di quell’area possano aver ostacolato la crescita. Sono riportati alcuni casi di perdita precoce della cartilagine del setto nasale nell’uomo. Un individuo, in cui il setto intero è stato rimosso a 8 anni in conseguenza di un trauma, è mostrato nella Figura 2.36. È evidente il deficit di sviluppo che si è verifica- CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo Impatto FIGURA 2.37 Un trauma su un lato della mandibola può fratturare il processo condilare del lato opposto. Quando ciò accade, la trazione del muscolo pterigoideo laterale distrae il frammento condilare (cartilagine compresa) che in seguito va incontro a riassorbimento. 47 che nei bambini dopo una frattura condilare, ma è assai probabile che ciò accada. Nel 15-20% dei bambini scandinavi che hanno subito fratture condilari, si sono osservate riduzioni della crescita dopo il trauma. Risultati analoghi sono riportati in letteratura.16 Questa riduzione della crescita sembra essere correlata al grado di lesione dei tessuti molli e alla cicatrizzazione risultante in quell’area. Il meccanismo attraverso cui ciò avviene è discusso nel paragrafo seguente. Per riassumere, possiamo affermare che la cartilagine epifisaria e (probabilmente) le sincondrosi della base cranica agiscono come centri di crescita indipendenti, così come la cartilagine settale (forse in modo minore). Né esperimenti di trapianto, né esperimenti di rimozione del condilo mandibolare confermano l’ipotesi che la cartilagine di quest’ultimo rappresenti un importante centro di crescita.17 La crescita dei condili mandibolari, infatti, sembra essere più simile alla crescita interamente reattiva delle suture della maxilla che alla crescita delle cartilagini epifisarie. Teoria di crescita della matrice funzionale to nella faccia media, ma non possiamo attribuirlo con certezza alla perdita di tale cartilagine. Ciò nondimeno, il deficit di crescita in animali da esperimento, quando viene rimossa questa cartilagine, è abbastanza consistente da indurre molti Autori a concludere che la cartilagine settale presenti qualche potenziale di crescita e la sua perdita influisca negativamente sullo sviluppo della maxilla. Il collo del condilo mandibolare è un’area relativamente fragile. Quando la mandibola viene sottoposta a trauma violento, spesso si osserva la frattura del condilo opposto al lato colpito. In questi casi, il frammento condilare viene dislocato dalla sua sede originaria per la trazione esercitata dal muscolo pterigoideo laterale (Fig. 2.37). Il condilo dislocato viene riassorbito dopo un certo periodo di tempo. Le fratture condilari sono frequenti nei bambini. Se il condilo costituisse un importante centro di crescita, ci si potrebbe aspettare un grave deficit di sviluppo, soprattutto se tale evento si è verificato in età precoce. Nei testi più diffusi negli anni ’60 si affermava che le fratture del condilo mandibolare in età precoce conducevano invariabilmente a gravi disturbi di crescita. Due importanti studi condotti in Scandinavia negli anni ’60 hanno smentito questa ipotesi. Sia GilhuusMoe14 che Lund15 hanno dimostrato che nel bambino la frattura di un condilo può essere seguita con grande frequenza da una sua rigenerazione quasi completa e talora persino da un suo eccesso di crescita dopo il trauma. In animali da esperimento, dopo una frattura condilare, sia la cartilagine che l’osso originale si riassorbono e un nuovo condilo si rigenera direttamente dal periostio a livello del sito di frattura. Inoltre si forma un nuovo strato di cartilagine sulla superficie condilare. Non esiste una diretta evidenza che tale strato cartilagineo si rigeneri an- Ammettendo che né l’osso né la cartilagine siano determinanti per la crescita dello scheletro craniofacciale, sembrerebbe che il controllo debba essere attribuito ai tessuti molli adiacenti. Quest’ipotesi è stata formulata nel 1960 da Moss, tramite la sua teoria della “matrice funzionale della crescita”.18 Pur riconoscendo l’innato potenziale di crescita della cartilagine delle ossa lunghe, questa teoria sostiene che né la cartilagine condilare né quella del setto nasale rappresentano fattori determinanti per la crescita dei mascellari. Invece l’Autore ha teorizzato che la crescita facciale avvenga in risposta a necessità funzionali e che risulti mediata dai tessuti molli in cui i mascellari sono contenuti. In quest’ottica, sono i tessuti molli a crescere, mentre sia l’osso che la cartilagine reagiscono. La crescita del cranio illustra molto bene questa differente ipotesi. La crescita della volta cranica rappresenta una risposta diretta alla crescita cerebrale encefalica. La pressione esercitata dalla massa encefalica crescente separa le ossa craniche a livello suturale dove viene deposto nuovo osso in modo da adattare la scatola cranica al cervello. Questo fenomeno può essere osservato nell’uomo in due situazioni naturali (Fig. 2.38). Quando il cervello è molto piccolo, il cranio lo è a sua volta e si osserva la cosiddetta microcefalia. In questo caso, la misura della testa rispecchia in modo preciso la misura del cervello. La seconda situazione è quella nota come idrocefalia. In questo caso, vi è un ostacolo al riassorbimento del liquido cerebrospinale, per cui questo si accumula e la pressione endocranica aumenta. Questo fenomeno impedisce lo sviluppo encefalico, fino a determinare nel paziente la presenza di un cervello piccolo e un ritardo mentale; questa condizione determina soprattutto un’enorme crescita della volta cranica. In un’idrocefalia incontrollata il cranio può diventare due o tre volte più grande del normale, con ossa 48 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici A B C FIGURA 2.38 (A) Scatola cranica di un bambino affetto da anencefalia nato a termine (a sinistra), a confronto con quella di un neonato con normale sviluppo facciale e nato morto. Si noti il mancato sviluppo della calotta cranica di copertura del cervello in assenza di sviluppo di quest’ultimo. Se il cervello fosse stato molto piccolo, anche la scatola cranica sarebbe stata molto piccola. (B) Cranio di un bambino piccolo affetto da idrocefalia. Si osservi l’enorme sviluppo della scatola cranica verificatosi in risposta all’aumento della pressione endocranica. (C) Prospettiva superiore e (D) frontale di un individuo affetto da scafocefalia, in cui la sutura mediosagittale si è fusa prematuramente. Si osservi l’assenza della sutura in questione e l’estremo deficit di ampiezza del cranio. In risposta all’impossibilità di crescere in senso laterale, il cervello e la scatola cranica sono cresciuti in misura abnorme in senso posteriore. (C da Proffit W.R., White R.P.: Surgical-orthodontic treatment, St Louis, 1991, Mosby.) CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo FIGURA 2.39 Profilo di una ragazza in cui una grave infezione delle cellule mastoidee ha coinvolto le articolazioni temporomandibolari, provocando l’anchilosi della mandibola. Il deficit di sviluppo mandibolare che ne è risultato è ben evidente. frontali, parietali e occipitali enormemente allargate. Questo è forse il più chiaro esempio di una “matrice funzionale” in attività. Un altro esempio eccellente consiste nella relazione tra la misura degli occhi e quella delle orbite. Un occhio largo o piccolo si accompagna a una cavità orbitaria di pari proporzioni. In tal caso, l’occhio rappresenta la matrice funzionale. Moss ha teorizzato che la crescita della maxilla e della mandibola sia determinata principalmente dall’allargamento delle cavità nasali e orale, che crescono in risposta alle necessità funzionali. La teoria non chiarisce come le necessità funzionali siano trasmesse ai tessuti circostanti la bocca e il naso, ma afferma che le cartilagini condilari e settale non rappresentano i principali determinanti della crescita e che la loro perdita avrebbe scarsi effetti sulla crescita se fosse possibile mantenere inalterata la funzione. Inoltre l’assenza delle normali funzioni avrebbe effetti ad ampio raggio. Abbiamo già sottolineato che nel 75-80% dei bambini che subiscono fratture condilari la perdita del condilo che ne risulta non impedisce la crescita mandibolare. Il condilo si rigenera molto bene. Che cosa dire invece del restante 20-25% dei bambini che hanno deficit di sviluppo dopo fratture condilari? 19 Può accadere in tali casi che qualche interferenza con la funzione produca il deficit? La risposta sembra essere decisamente affermativa. È noto che la crescita mandibolare è seriamente danneggiata dall’anchilosi (Fig. 2.39), vale a dire da un pro- 49 FIGURA 2.40 Rappresentazione schematica della distrazione osteogenetica in un osso lungo. Il disegno rappresenta la situazione dopo l’esecuzione di tagli chirurgici sull’osso attraverso la corticale, il processo iniziale di guarigione, e alcune settimane dopo la distrazione. Al centro si osserva una zona intermedia radiotrasparente fibrosa costituita da bande di collagene orientate longitudinalmente dove si verifica l’allungamento osseo. Sempre in quest’area si evidenzia la proliferazione di fibroblasti e di cellule mesenchimali indifferenziate. Gli osteoblasti si localizzano alla periferia di questa zona, mentre un ampio apporto vascolare è presente nell’area di mineralizzazione, da entrambi i lati della zona di riferimento, sotto la quale esiste un’area di rimodellamento. Questa successione di eventi biologici – formazione della matrice di collagene sottoposto a tensione, mineralizzazione e rimodellamento – è tipica del processo di distrazione osteogenetica. (Ridisegnata da Samchukov et al., in McNamara J., Trotman C. (eds.): Distraction osteogenesis and tissue engineering, Ann Arbor, Mich., 1998, University of Michigan Center for Human Growth and Development). cesso di fusione dei capi articolari che impedisce o limita notevolmente la mobilità articolare. L’anchilosi mandibolare si determina in molti modi. Per esempio, una possibile causa è una severa infezione dell’articolazione temporomandibolare (ATM), che distrugge i tessuti e infine produce una cicatrizzazione. Un’altra causa, naturalmente, è un trauma, che esita in un deficit di crescita, qualora sia tale da produrre un danno ai tessuti molli tanto grande da indurre gravi processi di cicatrizzazione. Sembra che la limitazione meccanica causata dal tessuto cicatriziale in vicinanza dell’ATM impedisca la traslazione della mandibola, man mano che i tessuti molli adiacenti crescono, e che questa sia la ragione del deficit di crescita in alcuni casi di frattura condilare. 50 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici È interessante e clinicamente significativo in prospettiva che in alcune circostanze l’osso possa essere indotto a crescere in siti creati chirurgicamente attraverso una procedura detta distrazione osteogenetica (Fig. 2.40). Nel 1950 Alizarov, un chirurgo russo, scoprì che, eseguendo tagli chirurgici attraverso la corticale di una delle ossa lunghe degli arti, braccia e gambe potevano essere allungate dalla tensione creata dalla separazione dei segmenti ossei. Recenti ricerche mostrano che i risultati migliori si ottengono se questo tipo di distrazione si verifica dopo alcuni giorni dal processo iniziale di guarigione e formazione del callo osseo e se i seg- FIGURA 2.41 Fissazioni esterne per l’allungamento della mandibola attraverso la procedura di distrazione osteogenetica in una bambina affetta da microsomia emifacciale. menti vengono separati con un rapporto di 0,5-1,5 mm al giorno (v. Fig. 2.40).20 È sorprendente notare come si crei una notevole quantità di osso neoformato nel sito chirurgico, in grado di determinare, specie in alcuni casi, un vero e proprio allungamento di parecchi centimetri sia delle braccia che delle gambe. Attualmente la distrazione osteogenetica è molto utilizzata per correggere le deformazioni degli arti, specialmente dopo un trauma o anche in pazienti con problemi congeniti. L’osso della mandibola è abbastanza simile come costituzione interna alle ossa degli arti,21 nonostante il suo processo di sviluppo sia piuttosto diverso. Ovviamente è possibile allungare la mandibola attraverso la distrazione osteogenetica (Fig. 2.41), ma esiste ancora un certo numero di problemi pratici che devono essere risolti, prima che questa metodica possa essere utilizzata correttamente nelle ipomandibolie. Le ossa del mascellare superiore e delle altre strutture facciali sono molto meno simili alle ossa degli arti di quanto lo sia la mandibola, perciò appare meno evidente che la tecnica della distrazione osteogenetica possa essere applicata anche a tali strutture. In tal senso, l’induzione della crescita mediante la separazione delle ossa del cranio e della faccia a livello delle loro strutture, è comunque una procedura di distrazione. Infatti per molti anni, la maggior parte del trattamento ortodontico si è rivolta verso il controllo della crescita maxillare agendo a livello delle suture. In questo momento, devono ancora essere ben chiarite le diverse reazioni delle ossa facciali e di quelle degli arti alla distrazione osteogenetica, ma recenti sviluppi sia nelle conoscenze biologiche che nei meccanismi di distrazione rilevano che la distrazione osteogenetica sarà clinicamente utile in ortodonzia, almeno per allungare la mandibola, nel prossimo futuro.22 La situazione attuale della distrazione come procedura per correggere le riduzioni di crescita della faccia e delle basi ossee viene rivista più specificamente nel Capitolo 22. Riassumendo, sembra che la crescita cranica sia dovuta quasi interamente alla crescita encefalica. La crescita della base cranica è il risultato principale della crescita encondrale e dell’apposizione ossea a livello delle sincondrosi; questo potenziale di crescita è indipendente, ma forse risulta influenzato anche dalla crescita del cervello. La crescita della maxilla e delle strutture associate avviene per una combinazione di crescita suturale e per rimodellamento diretto delle superfici ossee. La maxilla trasla in basso e in avanti man mano che la faccia cresce e nuovo osso viene formato a livello delle suture. Il motivo per cui la crescita della cartilagine del setto nasale determina la traslazione della maxilla rimane sconosciuto, ma sia i tessuti molli circostanti che la cartilagine probabilmente contribuiscono al riposizionamento in avanti della maxilla. La crescita della mandibola avviene per proliferazione encondrale a livello condilare e per apposizione e riassorbimento superficiale di osso. Sembra chiaro che la mandibola venga traslata nello spazio dalla crescita dei muscoli e degli altri tessuti molli adiacenti e che l’aggiunta di nuovo osso a livello condilare avvenga in risposta alla variazione dei tessuti molli. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo SVILUPPO SOCIALE E COMPORTAMENTALE F.T. McIver e W.R. Proffit La crescita fisica può essere considerata il prodotto di un’interazione tra la proliferazione cellulare geneticamente controllata e le influenze ambientali che modificano il programma genetico. Allo stesso modo, il comportamento può essere visto come risultato di un’interazione tra i modelli comportamentali istintivi e innati e quelli appresi dopo la nascita. Negli animali sembra che la maggior parte dei comportamenti sia istintiva, sebbene anche gli animali meno evoluti siano capaci di un certo grado di apprendimento e adattamento comportamentale. Nell’uomo, d’altra parte, è generalmente accettato che la maggior parte dei comportamenti sia appresa; pertanto negli uomini è più difficile definire stadi di sviluppo comportamentale che stadi di sviluppo fisico. Questa notevole quantità di comportamenti appresi fa sì che i condizionamenti ambientali possano modificare in modo significativo il comportamento stesso. D’altra parte, vi sono comportamenti istintivi (per esempio le pulsioni sessuali) o estrinsecazioni di comportamenti di base che vengono modificati dall’apprendimento. Per questo motivo, col passare degli anni, il modello comportamentale individuale si evolve e le sovrastrutture apprese divengono sempre più importanti. Un altro fattore che emerge è l’influenza del temperamento (carattere, indole) sul comportamento. Già i bambini nella prima infanzia sembrano mostrare un temperamento che influenza il loro comportamento. L’influenza del carattere sul comportamento e sulla salute è oggetto di molti studi recenti. Per questo motivo, più cresce l’individuo più complesso sarà il suo modello comportamentale e più rilevante sarà il suo apprendimento vissuto. In questo paragrafo viene presentata una breve descrizione dello sviluppo sociale, cognitivo e comportamentale, semplificando notevolmente un argomento tanto complesso ed esaminando in particolare il modo di valutare e di trattare i bambini che si apprestano ad affrontare un trattamento odontoiatrico e ortodontico. In primo luogo, viene descritto il processo attraverso il quale il comportamento può essere appreso. In secondo luogo, occorre valutare il substrato strutturale del comportamento. Tale substrato appare connesso all’organizzazione del sistema nervoso a vari livelli e alla componente emotiva che sottolinea l’espressione del comportamento.23-26 Sarà particolarmente accentuata l’importanza di queste nozioni di base in rapporto al trattamento quotidiano del paziente. Apprendimento e sviluppo del comportamento Il meccanismo basilare dell’apprendimento sembra essere essenzialmente il medesimo a tutte le età. Col procedere dell’apprendimento si evidenziano comportamenti e tecniche più complesse, ma è difficile definire il processo in 51 stadi distinti; una descrizione secondo un modello a flusso continuo sembra pertanto più adeguata. È importante ricordare che questa discussione verte sul modello di sviluppo del comportamento, non sull’acquisizione della conoscenza o di capacità intellettuali in senso accademico. Attualmente gli psicologi considerano generalmente tre meccanismi distinti attraverso cui vengono apprese le risposte comportamentali: (1) condizionamento classico, (2) condizionamento operante, (3) apprendimento per osservazione. Condizionamento classico. Esso fu descritto per la prima volta dallo psicologo russo Ivan Pavlov, che nel XIX secolo, attraverso i suoi studi sui riflessi, scoprì che stimoli apparentemente non associati producevano comportamenti riflessi. Gli esperimenti classici di Pavlov si basavano sulla presentazione a un animale affamato di cibo insieme ad altri stimoli, per esempio il suono di un campanello. La vista e il sapore del cibo normalmente provocano la salivazione per meccanismo riflesso. Se un campanello suona ogni volta che il cibo viene presentato, lo stimolo sonoro viene ben presto associato allo stimolo della presentazione del cibo e in breve tempo il suono del campanello stesso provocherà la salivazione. Il condizionamento classico, pertanto, opera grazie a un semplice processo di associazione tra due stimoli. Per questo motivo, tale modalità di apprendimento è talvolta riferita come apprendimento per associazione.27 Il condizionamento classico avviene rapidamente nei bimbi piccoli e ha un importante impatto sul loro comportamento alla prima visita in uno studio dentistico. Al momento della prima visita, anche se in età precoce, è molto probabile che la bambina o il bambino abbiano avuto esperienze precedenti con pediatri e personale medico. Quando il bambino prova dolore, la sua reazione riflessa consiste nel pianto e nel rifiuto. In termini pavloviani, il dolore rappresenta uno stimolo incondizionato, ma un certo numero di elementi presenti nella situazione in cui si è verificato il dolore può essere associato a questo stimolo incondizionato. Per esempio, è insolito per un bimbo incontrare gente che è vestita interamente in uniforme bianca o con lunghi abiti bianchi. Se lo stimolo incondizionato rappresentato dall’esperienza dolorosa viene associato allo stimolo condizionato rappresentato dal camice bianco (Fig. 2.42), un bimbo può piangere e ritrarsi immediatamente alla prima vista del camice bianco del dentista o dell’assistente. In questo caso, il bimbo ha imparato ad associare lo stimolo incondizionato di dolore a quello condizionato del camice bianco e la semplice vista del camice è sufficiente a produrre il comportamento riflesso inizialmente associato al dolore. Associazioni di questo tipo tendono a essere generalizzate. Il dolore o esperienze spiacevoli connesse a trattamenti medici possono associarsi genericamente all’atmosfera dello studio medico, così che l’intera atmosfera della sala d’attesa, della reception o di altri bimbi che aspettano può generare pianti e 52 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici CONDIZIONAMENTO CLASSICO Prima visita Camice bianco (stimolo neutro) Dolore da iniezione (stimolo incondizionato) Dolore da iniezione (stimolo incondizionato) Timore e pianto (risposta) Seconda visita Vista del camice bianco (stimolo condizionato) Dolore da iniezione (stimolo incondizionato) Dolore da iniezione (stimolo incondizionato) Timore e pianto (risposta) FIGURA 2.42 Il condizionamento classico fa sì che uno stimolo originariamente neutro venga associato a un altro che provoca una reazione specifica. Se, per esempio, individui in camice bianco sono quelli che generalmente provocano il dolore di un’iniezione, la sola vista di un camice bianco dopo poco tempo può scatenare il pianto anche senza iniezione. reazioni di rifiuto dopo molte esperienze in uno studio medico, anche in assenza della visione del camice bianco. Per questo, da un punto di vista dell’approccio col bambino, è consigliabile che uno studio dentistico assomigli il meno possibile a uno studio pediatrico o a una clinica. In pratica, i dentisti e le infermiere che lavorano su bambini hanno sperimentato che per ridurre l’ansia di tali pazienti il loro aspetto non deve essere associabile a quello di un medico. È importante che anche le prime visite siano condotte in modo differente. I trattamenti dolorosi devono essere evitati, se possibile, alla prima visita in studio. L’associazione di uno stimolo condizionato a uno incondizionato viene rafforzata ogni volta che questi si presentano insieme (Fig. 2.43). Ogni volta che un bimbo giunge in ospedale per essere sottoposto a procedure dolorose, associa il dolore all’atmosfera generale della clinica e diviene più forte in lui il convincimento che in quel posto avvengono cose spiacevoli. D’altra parte, se l’associazione tra gli stimoli condizionati e incondizionati non viene rinforzata, questa diventa più debole nel tempo ed eventualmente la risposta condizionata scompare. Questo fenomeno è definito come estinzione del comportamento condizionato. Quando una risposta condizionata si è stabilizzata, anche un rinforzo occasionale può mantenerla. Se l’associazione condizionata del dolore allo studio medico è forte, è necessaria una serie di visite senza esperienze spiacevoli e dolorose per estinguere la risposta associata di pianto e di rifiuto. L’opposto della generalizzazione di uno stimolo condizionato è la discriminazione. L’associazione condizionata tra camice bianco e dolore può essere facilmente generalizzata a qualsiasi studio. Se un bimbo arriva in un ambiente diverso da quello dove ha avuto esperienze dolorose, uno studio dentistico, per esempio, dove non sono necessarie spiacevoli iniezioni, una differenziazione tra i due tipi di studio viene presto sviluppata e la risposta generalizzata allo studio come un posto da temere viene ben presto meno. Condizionamento operante. Esso viene considerato concettualmente come un’estensione del condizionamento classico ed è stato brillantemente descritto negli anni recenti dal famoso psicologo comportamentale B.F. Skinner, secondo il quale i comportamenti umani più complessi possono essere spiegati dal condizionamento RINFORZO Stimolo condizionato Vista del camice bianco Vista del camice bianco Vista del camice bianco Vista del camice bianco Stimolo incondizionato Dolore da iniezione Dolore da iniezione Dolore da iniezione Dolore da iniezione FIGURA 2.43 Ogni volta che si realizza, l’associazione tra uno stimolo condizionato e uno non condizionato viene rinforzata. Questo processo è detto appunto di rinforzo. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo Stimolo Risposta Conseguenza FIGURA 2.44 Il condizionamento operante differisce dal condizionamento classico per il fatto che la conseguenza di un comportamento è considerata uno stimolo a un comportamento futuro. Ciò significa che la conseguenza di una determinata risposta influenzerà la probabilità che la stessa risposta si verifichi di nuovo in una situazione simile. operante.28, 29 La sua teoria, che minimizza il ruolo della determinazione cosciente dell’individuo rispetto all’importanza del suo comportamento inconscio, ha incontrato molta ostilità, ma spiega in modo efficiente molti aspetti del comportamento sociale che sarebbe troppo complicato descrivere e interpretare attraverso il concetto di condizionamento classico. Dal momento che la teoria del condizionamento operante spiega, o tenta di spiegare, il comportamento complesso, non sorprende che la stessa teoria sia più complessa. Sebbene non sia possibile qui analizzare in dettaglio il condizionamento operante, è opportuno affrontare brevemente l’argomento per meglio comprendere il comportamento acquisito dei bimbi più grandi in uno studio dentistico od ortodontico. Il principio di base del condizionamento operante è che la conseguenza di un comportamento è a sua volta uno stimolo che può condizionare un comportamento futuro (Fig. 2.44). In altre parole, la conseguenza successiva a una certa risposta comportamentale influisce sulla probabilità che quella stessa risposta possa ripetersi in situazioni simili. Nel condizionamento classico uno stimolo conduce a una risposta; nel condizionamento operante una risposta diviene a sua volta un ulteriore stimolo. La regola fondamentale di questo condizionamento è che, se le conseguenze della risposta comportamentale sono state piacevoli o desiderabili, l’individuo tenderà a rispondere Stimolo piacevole (S1) Stimolo spiacevole (S2) FIGURA 2.45 I quattro tipi principali di condizionamento operante. 53 allo stesso modo in situazioni simili future; avviene il contrario se le conseguenze sono state spiacevoli. Skinner ha descritto quattro tipi principali di condizionamento operante, in base alla natura della conseguenza (Fig. 2.45). Il primo di questi è il rinforzo positivo. Se la conseguenza della risposta comportamentale è stata piacevole, tale risposta viene rinforzata positivamente e tale comportamento ha più probabilità di essere ripetuto in futuro. Per esempio, se a un bimbo viene dato un giocattolo come regalo per il suo buon comportamento durante la prima visita dal dentista, egli è stimolato a comportarsi bene anche in seguito; il suo comportamento è stato positivamente rinforzato. Un secondo tipo di condizionamento operante è il rinforzo negativo, che comporta l’allontanamento da un determinato stimolo spiacevole dopo una risposta comportamentale. Il rinforzo negativo, così come quello positivo, condiziona la probabilità di una determinata risposta in situazioni simili future. In questo contesto, la parola “negativo” è talvolta male interpretata. Tale condizionamento prevede semplicemente che la risposta che viene rinforzata è quella che conduce alla rimozione dello stimolo spiacevole. Si noti che rinforzo negativo non è sinonimo del termine punizione, discusso in seguito. Per esempio, un bimbo che ritiene spiacevole una visita in clinica può manifestare contrarietà o ira al pensiero di doverci andare. Se questo comportamento (risposta) consente al bimbo di evitare la visita in clinica, esso subisce un rinforzo negativo ed è molto più facile che tale comportamento si ripeta la volta successiva quando viene riproposta una visita in clinica. Lo stesso vale, naturalmente, per lo studio dentistico. Se il comportamento di rifiuto alla collaborazione permette al bimbo di evitare il trattamento, tale comportamento viene rinforzato negativamente e si ripeterà la volta successiva. Nella pratica odontoiatrica, è importante rinforzare solo i comportamenti desiderabili ed evitare di rinforzare quelli indesiderabili.30 AUMENTO DI PROBABILITÀ CHE LA RISPOSTA SI VERIFICHI DIMINUZIONE DI PROBABILITÀ CHE LA RISPOSTA SI VERIFICHI Presentazione di S1 Allontanamento di S1 Rinforzo positivo o premio Omissione (time-out) Allontanamento di S2 Presentazione di S2 Rinforzo negativo o perdita Punizione 54 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici FIGURA 2.46 Questo bambino di 8 anni ha subito un rinforzo positivo ricevendo un distintivo di “paziente formidabile” dopo la visita odontoiatrica. Gli altri due tipi di condizionamento operante diminuiscono la probabilità di una data risposta. Il terzo di questi, l’omissione (detta anche time-out), riguarda la situazione in cui stimoli piacevoli vengono rimossi dopo una particolare risposta. Per esempio, se a un bimbo che ha un impeto d’ira viene tolto per un breve periodo il suo gioco favorito come conseguenza di questo comportamento, diminuiscono le probabilità che tali cattivi comportamenti possano riproporsi in futuro. Dato che i bimbi cercano di attirare l’attenzione degli altri come uno stimolo molto piacevole, negare loro l’attenzione in seguito a un cattivo comportamento rappresenta un esempio di omissione che tende a scoraggiare un comportamento non voluto. Il quarto tipo di condizionamento operante, la punizione, interviene quando uno stimolo spiacevole viene proposto in seguito a una determinata risposta comportamentale. Ciò riduce le probabilità che il comportamento che provoca la punizione si presenti in futuro. La punizione, come altre forme di condizionamento operante, ha effetto a tutte le età, non solo con i bambini. Per esempio, se il dentista con la sua nuova auto sportiva riceve una multa per eccesso di velocità, è probabile che egli guidi più lentamente in quella stessa zona in futuro, specie se pensa che lo strumento per il rilevamento della velocità sia ancora in funzione. La punizione, naturalmente, è stata tradizionalmente usata come metodo di modifica del comportamento nei bambini, in particolare in alcune società. In genere, i rinforzi positivi e negativi sono i tipi di condizionamento operante più comuni in campo odontoiatrico, specie per ottenere la cooperazione del paziente ortodontico, che deve collaborare più a casa che in studio. Entrambi i rinforzi aumentano la probabilità di attuazione di particolari comportamenti, piuttosto che tentare di sop- primerne altri con la punizione o l’omissione. Domandare al bambino di comportarsi nel modo desiderabile costituisce una forma di rinforzo positivo e altri comportamenti si possono ottenere presentando qualche premio tangibile. I bambini più grandi sono suscettibili al rinforzo positivo quanto i bimbi più piccoli. Gli adolescenti in età di trattamento ortodontico, per esempio, possono avere un rinforzo positivo da una semplice spilla con la scritta “Paziente ortodontico più bravo del mondo” o qualcosa di simile. Un sistema a premio, per esempio dare T-shirt con qualche slogan quale premio per tre appuntamenti consecutivi con buona igiene, è un altro semplice esempio di rinforzo positivo (Fig. 2.46). Il rinforzo negativo, che pure accentua la probabilità di un dato comportamento, è tuttavia più difficile da utilizzare nella gestione dello studio dentistico, ma può essere usato efficacemente se le circostanze lo permettono. Se un bimbo è preoccupato per la lunghezza di una data procedura di trattamento, ma si comporta bene e capisce che il trattamento è stato più breve grazie alla sua buona condotta, il comportamento desiderato è stato rinforzato negativamente. Nel trattamento ortodontico, appuntamenti lunghi per procedure di bonding e bandaggio possono essere affrontati più efficacemente se il bambino capisce che il suo aiuto può contribuire ad accorciare i tempi e a ridurre le possibilità che la procedura debba essere ripetuta. Gli altri due tipi di condizionamento operante, omissione e punizione, dovrebbero essere usati moderatamente e con cautela nello studio odontoiatrico. Poiché con l’omissione viene anche negato uno stimolo positivo, il bimbo può reagire con rabbia o frustrazione. Quando si usa la punizione, si osservano spesso paura e rabbia. Infatti la punizione porta a una classica risposta condizionata di paura. Ovviamente, è buona norma per il dentista e il suo staff non creare paura e rabbia in un paziente sia piccolo che grande, per cui questi due tipi di condizionamento operante vanno usati con cautela. Una forma moderata di punizione che può essere usata con i bimbi è detta “controllo del tono di voce”, che consiste nel parlare al bimbo con voce ferma per ottenere la sua attenzione, facendogli notare che il suo comportamento è inaccettabile e indirizzandolo sul modo corretto di comportarsi. Questa tecnica dovrebbe essere usata con cautela e il bimbo dovrebbe essere immediatamente premiato qualora mostri lo sforzo di migliorare il proprio comportamento. Tale sistema è più efficace quando si è stabilita una buona relazione di collaborazione tra il team odontoiatrico e il paziente 31. Non ci sono dubbi che il condizionamento operante possa essere usato per modificare l’atteggiamento di soggetti di qualsiasi età, e che formi la base per molti modelli di comportamento di vita. Gli psicologi comportamentali credono che il condizionamento operante costituisca il modello essenziale di tutti i comportamenti, non solo di quelli superficiali. A prescindere da questo convincimento, il condizionamento operante è uno strumento molto efficace per comprendere il comportamento ed esercita un’influenza importante nel corso di tutta la vita. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo 55 Il concetto di rinforzo come contrario al concetto di estinzione, e di generalizzazione come opposto a quello di discriminazione, si applica sia al condizionamento operante che a quello classico. Nel condizionamento operante, naturalmente, il concetto è applicato alle situazioni in cui una risposta porta a una particolare conseguenza, non allo stimolo condizionato che controlla direttamente la risposta condizionata. Il rinforzo positivo o negativo diviene sempre più efficace se ripetuto, sebbene non sia necessario elargire dei premi in occasione di ogni visita in studio per ottenere un rinforzo positivo. Ugualmente, il condizionamento ottenuto attraverso il rinforzo positivo può essere estinto se il comportamento desiderato è invece seguito da omissione, da punizione o semplicemente da una mancanza di rinforzo positivo futuro. Il condizionamento operante che si verifica in una particolare situazione può essere anche generalizzato a situazioni similari. Per esempio, un bimbo che è stato positivamente rinforzato per un buon atteggiamento nello studio pediatrico è facilmente ben disposto alla prima visita in uno studio dentistico perché, osservando la similitudine della situazione, egli si attende un premio anche dal dentista. Un bimbo che continua a essere premiato per il suo buon comportamento nello studio del pediatra ma non riceve un premio simile nello studio odontoiatrico, comunque, impara a discriminare tra le due situazioni e può eventualmente comportarsi meglio dal pediatra che dal dentista. Apprendimento per osservazione (imitazione). Un’altra importante modalità di acquisizione comportamentale è quella che prevede l’imitazione del comportamento osservato in un contesto sociale. Questo tipo di apprendimento sembra essere distinto da quello ottenuto attraverso il condizionamento classico od operante. L’acquisizione di un comportamento per imitazione, naturalmente, è del tutto compatibile sia con il condizionamento classico che con quello operante. Alcuni Autori32 enfatizzano l’importanza dell’apprendimento per imitazione nell’ambito di un contesto sociale, mentre altri, specialmente Skinner e i suoi seguaci,30 ribadiscono la maggiore importanza del condizionamento pur riconoscendo la concomitanza dell’apprendimento per imitazione. Sembra che molti atteggiamenti dei bambini nello studio dentistico possano essere appresi osservando i fratelli, altri bimbi o persino i genitori. Ci sono due stadi distinti nell’apprendimento per osservazione: l’acquisizione del comportamento per osservazione e l’espressione vera e propria di quel comportamento (Fig. 2.47). Un bimbo può osservare molti comportamenti e perciò acquisire il potenziale per esprimerli senza dimostrarlo immediatamente, o esprimere a breve termine quei comportamenti. I bambini sono capaci di acquisire quasi ogni comportamento che essi abbiano osservato attentamente, purché non sia troppo complesso da esprimere secondo il loro livello di sviluppo fisico. Un bimbo è esposto a un gran numero di comportamenti diversi, che FIGURA 2.47 Apprendimento per osservazione: un bambino acquisisce un comportamento dapprima osservandolo e poi ripetendolo. Perciò, permettere a un bambino più piccolo di osservare il fratello maggiore che riceve tranquillamente un trattamento ortodontico aumenta molto le probabilità che quando toccherà a lui si comporterà nello stesso modo. vengono in massima parte acquisiti anche se non saranno espressi immediatamente, o addirittura mai in futuro. Il fatto che il bambino esprima un determinato comportamento acquisito dipende da numerosi fattori. Tra questi riveste particolare importanza il ruolo del modello. Se il modello piace o è rispettato, il bimbo tende a imitarlo più facilmente. Per questo un genitore e un fratello più grande sono spesso oggetto di imitazione da parte del bimbo. Per i bambini in età scolare elementare o media, i loro coetanei, o i ragazzini un poco più grandi, rivestono il ruolo più importante come modelli, mentre l’influenza in tal senso dei genitori o dei fratelli maggiori decresce. Per gli adolescenti, i coetanei rappresentano il modello di riferimento. L’espressione di un determinato comportamento è inoltre notevolmente influenzata dalla conseguenza prevista per quel comportamento. Se un bimbo osserva un fratello maggiore che disobbedisce al padre e poi vede la punizione che segue al rifiuto, egli sarà meno incline a sfidare il padre in futuro, ma probabilmente ha comunque acquisito questo comportamento, e se assumerà atteggiamenti provocatori lo farà probabilmente per imitazione della situazione osservata. 56 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici L’apprendimento per osservazione può rappresentare un elemento importante nell’organizzazione di un trattamento dentale. Se un bambino osserva il fratello maggiore sottoporsi al trattamento senza atteggiamenti capricciosi o non cooperanti, è assai probabile che egli sarà incline ad assumere il medesimo comportamento. Se il fratello maggiore osservato viene premiato, il fratello minore sviluppa a sua volta l’aspettativa di un premio per il suo buon comportamento. Poiché i genitori sono un modello molto importante per un bambino piccolo, l’attitudine della madre verso il trattamento di cura dentale crea un modello che influenza l’approccio del bimbo. Diverse ricerche hanno dimostrato che uno dei migliori elementi predittivi dello stato d’ansia del bambino dal dentista è rappresentato dallo stato d’ansia della madre. Una madre calma e rilassata nei confronti del trattamento dentale insegnerà al bimbo, che la osserva, che questo è il comportamento appropriato durante il trattamento, mentre quella ansiosa e allarmata tende a suscitare lo stesso tipo di risposta nel proprio figlio (Fig. 2.47).33, 34 La possibilità di apprendimento per osservazione può essere utilizzata per migliorare l’organizzazione degli ambienti nello studio dentistico. Una volta era comune ritrovare nello studio dentistico piccole stanze private nelle quali il dentista trattava indifferentemente tutti i pazienti, bambini e adulti. La tendenza attuale, specie per bimbi e adolescenti e in qualche caso per gli adulti, è di condurre i trattamenti su poltrone operative situate in spazi aperti. Il fatto di sedere in poltrona guardando il dentista mentre lavora su altri pazienti offre una notevole opportunità di apprendimento per osservazione circa l’esperienza che seguirà. La comunicazione diretta tra pazienti, che spiegano che cosa accade, può offrire l’occasione per un ulteriore apprendimento. Sembra che sia i bambini che gli adolescenti si comportino meglio se trattati in spazi aperti piuttosto che in stanze private, proprio grazie all’apprendimento per osservazione. Il dentista spera, naturalmente, che il paziente che attende il suo intervento osservi un comportamento collaborante da parte del paziente che sta curando ed è quanto deve succedere in uno studio ben organizzato. Molti studi hanno dimostrato che questi elementi, volti a incoraggiare un comportamento di collaborazione, risultano vantaggiosi per la gestione dello studio e che è consigliabile che il dentista diventi convincente ed esperto nel guidare il comportamento del bimbo.35-39 Stadi dello sviluppo emozionale e cognitivo Sviluppo emozionale. Al contrario dell’apprendimento, che avviene in modo continuo per condizionamento o per osservazione, sia lo sviluppo emozionale o della personalità che lo sviluppo cognitivo o intellettuale sembrano passare attraverso stadi relativamente definiti. La descrizione attuale dello sviluppo emozionale è basata sulla teoria psicoanalitica dello sviluppo della personalità di Sigmund Freud, ma è stata notevolmente ampliata da Erik Erikson,40 il cui studio, sebbene legato a quello di Freud, rappresenta una grande evoluzione degli stadi psicosessuali proposti da quest’ultimo. Le “otto età dell’uomo” illustrano la progressione dell’individuo attraverso una serie di stadi di sviluppo della personalità. Secondo Erikson, lo “sviluppo psicosociale” procede attraverso momenti critici, ove “critico” sta a indicare la caratteristica di punti di svolta, di momenti di scelta tra progressione e regressione, integrazione e rallentamento. In quest’ottica, ogni stadio evolutivo rappresenta una “crisi psicosociale”, in cui gli individui sono influenzati dal loro ambiente sociale a sviluppare in misura maggiore o minore le qualità della personalità contrapposte e caratteristiche di quel particolare stadio evolutivo. Sebbene l’età cronologica sia associata agli stadi di sviluppo di Erikson, tuttavia, come nello sviluppo fisico, l’età cronologica di raggiungimento dei vari stadi varia tra gli individui, ma la sequenza degli stadi di sviluppo è costante. A differenza dello sviluppo fisico, è possibile e molto probabile che alcune caratteristiche associate agli stadi più precoci possano evidenziarsi in stadi successivi a causa di un’incompleta risoluzione degli stadi precedenti. “LE OTTO ETÀ DELL’UOMO” SECONDO ERIKSON Integrità/sconforto Senso di responsabilità/immobilismo Intimità con altre persone/isolamento Identità/confusione del proprio ruolo Industriosità/senso di inferiorità Iniziativa/senso di colpa Autonomia/vergogna e insicurezza Fiducia di base/sfiducia di base FIGURA 2.48 Stadi di Erikson dello sviluppo emotivo: l’età in cui si verificano questi stadi non è ben definita, mentre lo è la loro sequenza. Alcuni adulti non raggiungono mai gli ultimi stadi emotivi di questa scala. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo 57 sere comunque estrema per produrre un deficit di crescita fisica. Un supporto materno instabile, pur non producendo un effetto fisico apparente, può tuttavia causare una mancanza di senso di fiducia di base. Ciò può capitare nei bimbi con genitori separati o che hanno vissuto in orfanotrofi. Lo stretto legame tra genitori e bambino in questo primo stadio dello sviluppo emotivo trova conferma nell’“ansia da separazione” del bimbo quando è separato dal genitore. Se è necessario effettuare una cura dentale in tenera età, di solito è preferibile farlo col genitore presente e, se possibile, mentre il bimbo è tenuto da un genitore. In età successive, un bimbo che non ha mai sviluppato un senso di fiducia di base presenta difficoltà ad affrontare situazioni che richiedono fiducia in un’altra persona. Un paziente di questo tipo facilmente mostra paura e non collabora, per cui necessita di sforzi speciali per stabilire un rapporto di fiducia col dentista e il suo staff. FIGURA 2.49 Entrambe queste bimbe hanno 7 anni. Quella a sinistra è normale, mentre quella a destra è stata gravemente trascurata da un punto di vista affettivo poiché la madre l’ha rifiutata. L’effetto sulla crescita fisica in questa “sindrome da privazione materna” è evidente; per fortuna questi casi sono rari. La risposta emotiva probabilmente influisce sulla crescita fisica alterando la normale produzione di ormoni, ma il meccanismo non è ben chiaro. (Per gentile concessione del Dr. F. Debusk.) Gli stadi dello sviluppo di Erikson sono i seguenti (Fig. 2.48). 1. Sviluppo della fiducia di base (dalla nascita a 18 mesi). In questo stadio iniziale di sviluppo emozionale si forma una fiducia di base o, all’opposto, una mancanza di fiducia nell’ambiente in cui si vive. Lo sviluppo della fiducia dipende dalla presenza di una madre affettuosa e premurosa o di un sostituto materno che soddisfi i bisogni sia fisiologici che emotivi del neonato. Esistono teorie molto ben definite, ma non risposte chiare su che cosa caratterizzi una cura parentale adeguata; è tuttavia importante che si sviluppi un forte legame tra il genitore e il figlio. Questo legame deve essere mantenuto per permettere al bimbo di sviluppare la fiducia di base nel mondo. Infatti, la crescita fisica può essere significativamente ritardata se le necessità emozionali del bimbo non incontrano una cura materna appropriata. La sindrome di “privazione materna” che si evidenzia in un bimbo che riceve un supporto materno inadeguato è ben nota e fortunatamente rara. Tali bimbi non aumentano di peso normalmente e sono in ritardo nella crescita sia fisica che emotiva (Fig. 2.49). La privazione materna deve es- 2. Sviluppo dell’autonomia (da 18 mesi a 3 anni). I bimbi di circa due anni attraversano un periodo difficile, dal momento che mostrano un comportamento poco cooperante e spesso impertinente. In questo stadio di sviluppo emotivo, il bimbo si allontana dalla madre e sviluppa un senso di identità e autonomia individuale. È tipico che in questo periodo il bimbo cerchi di imporre in modo conflittuale le sue scelte nella sua vita quotidiana. Il bimbo, in questa fase, oscilla tra un comportamento di autonomia e opposizione a ogni desiderio dei genitori e un altro di sottomissione e dipendenza da essi. I genitori e gli altri adulti con cui il bimbo interagisce in questa fase devono proteggerlo dalle conseguenze di comportamenti pericolosi e inaccettabili, lasciando tuttavia al bambino l’opportunità di sviluppare un comportamento individuale. In questa fase il costante rispetto dei limiti di comportamento consente al bambino di sviluppare successivamente la fiducia in un ambiente prevedibile (Fig. 2.50). Il mancato sviluppo di un proprio senso d’autonomia favorisce la comparsa di dubbi nella mente del bambino sulla sua capacità di rimanere solo e ciò, a sua volta, produce anche un senso di insicurezza nel rapporto con gli altri. Erikson definisce questo stato come un senso di vergogna, come se tutti i propri difetti e limiti fossero evidenti a tutti. L’autonomia nel controllo delle funzioni corporee costituisce una parte importante di questo stadio, in cui generalmente il bimbo viene istruito progressivamente a fare a meno del pannolino. In questo stadio (e soprattutto più tardi!), farsi la pipì addosso provoca un senso di vergogna. Questo stadio è considerato decisivo per lo sviluppo nell’ambito della personalità delle caratteristiche opposte di amore e odio, cooperazione ed egoismo, libertà di espressione e timidezza. Per citare Erikson, «acquisendo un senso di autocontrollo senza perdita di autostima si ottiene un senso durevole di buona volontà e fierezza; acquisendo invece un senso di perdita dell’autocontrollo e di oppressione esterna, si ottiene una durevole propensione per il dubbio e la vergogna». 40 58 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici FIGURA 2.50 Durante il periodo in cui i bambini sviluppano la propria autonomia, i conflitti con i fratelli, i compagni e i genitori sono innumerevoli. In questa fase sono necessarie limitazioni costantemente rinforzate del comportamento, affinché il bambino acquisisca sicurezza in un ambiente prevedibile. Il modo per ottenere nel trattamento la cooperazione di un bimbo in questo stadio consiste nel convincerlo a ritenere che quello che il dentista vuole è in realtà frutto di una sua scelta, non qualcosa imposto da altre persone. Un bimbo di due anni che richiede autonomia apre la bocca se lo vuole, ma è quasi fisiologicamente inaccettabile farlo se glielo dice un’altra persona. Si può aggirare l’ostacolo offrendo al bimbo la possibilità di scegliere, per esempio, tra un bavaglino verde o giallo. In questo stadio, se il bambino avverte la situazione come minacciosa, è facile che si rifugi verso la mamma e che sia restio a separarsi da lei. Permettere ai genitori di essere presenti durante le cure può essere richiesto anche per le procedure più semplici. Trattamenti dentali complessi di bimbi a questa età possono essere molto impegnativi e possono richiedere forme straordinarie di terapia come la sedazione o l’anestesia generale. 3. Sviluppo dell’iniziativa (da 3 a 6 anni). In questo stadio, il bimbo continua a sviluppare un senso di autonomia sempre maggiore, ma aggiunge ora la programmazione e la vigorosa ricerca di attività diverse. Il senso di iniziativa è evidente dall’attività fisica e motoria, dall’estrema curiosità e dalle domande, dall’aggressività nel parlare. Un grande impegno per genitori e insegnanti in questo stadio è finalizzare l’attività verso compiti controllabili, organiz- zando le cose in modo che il bimbo sia capace di avere successo, evitandogli iniziative che non è in grado di portare a termine. In questo stadio, il bambino è molto portato ad apprendere. Uno stimolo importante è rappresentato dalla tendenza a copiare pedissequamente il comportamento di coloro che egli rispetta. L’opposto dell’iniziativa è il senso di colpa per risultati previsti ma disattesi, per azioni iniziate ma non portate a termine, o per errori o atti biasimati da persone che il bimbo rispetta. Secondo Erikson, l’abilità fondamentale del bimbo di sviluppare nuove idee o nuove iniziative dipende dalla sua capacità in questo stadio di esprimere nuovi pensieri e di perseguire nuovi scopi, senza che gli venga fatto sentire un senso di colpa per aver espresso una cattiva idea o per aver fallito nel raggiungere un dato risultato. Per la maggior parte dei bambini, la prima visita del dentista avviene durante questo stadio di iniziativa. Andare dal dentista deve essere proposto come una nuova e impegnativa avventura in cui il bimbo deve sperimentare il successo. Il successo nel vincere il senso di ansietà prodotto dalla visita del dentista può aiutare a sviluppare un’indipendenza più grande e a produrre un senso di realizzazione. Una visita dentistica male organizzata, naturalmente, può contribuire a far insorgere nel bambino un senso di colpa per il fallimento. Un bimbo in questo stadio è molto curioso circa lo studio dentistico e ansioso di conoscerlo. Una visita esplorativa con la madre presente e il fatto di effettuare solo piccole cure aiutano ad avere un buon approccio. Dopo questa prima esperienza, il bimbo in questo stadio può solitamente tollerare la separazione dalla madre per le cure e si comporta adeguatamente; in questo modo viene inoltre rinforzato il suo senso di indipendenza piuttosto che di dipendenza. 4. Acquisizione di capacità tecniche (da 7 a 11 anni). In questo stadio, il bimbo si sforza di acquisire le tecniche accademiche e sociali che lo porteranno a competere in un ambiente dove viene data grande importanza a coloro che producono. Allo stesso tempo, il bambino sta apprendendo le regole secondo cui quel mondo è organizzato. Secondo Erikson, il bimbo in questa fase acquista industriosità e inizia la sua preparazione per entrare in un mondo competitivo e produttivo. La competizione con altri, in un sistema che premia, diviene una realtà; al tempo stesso, diviene chiaro che alcuni obiettivi possono essere raggiunti solamente cooperando con altri. L’influenza dei genitori come modello diminuisce e l’influenza dei coetanei aumenta. Il lato negativo nello sviluppo dell’emotività e della personalità in questo stadio può essere l’acquisizione di un senso d’inferiorità. Un bimbo che inizi a competere accademicamente, socialmente e fisicamente troverà certamente qualcuno che fa alcune cose meglio e altri che non fanno quasi nulla meglio di lui. Qualcuno viene messo in sezioni avanzate, è selezionato come capogruppo o è scelto per giocare in una squadra. Il fallire ripetutamente nel misurarsi con i coetanei predispone verso lo sviluppo di CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo un senso di inadeguatezza, inferiorità e inutilità. È quindi molto importante che gli adulti si sforzino di organizzare per i bambini di questa età un ambiente che offra sfide stimolanti, ma in grado di essere ragionevolmente assolte, e non sfide destinate a un sicuro insuccesso. In questo stadio, il bambino dovrebbe essere stato già sottoposto alla prima visita odontoiatrica, anche se talora questo non accade. Il trattamento ortodontico spesso inizia durante questo stadio di sviluppo. I bambini a questa età cercano di imparare le tecniche e le regole che definiscono il successo in ogni situazione e questo vale anche per lo studio dentistico. Un modo per guidare adeguatamente il comportamento è proporre obiettivi intermedi raggiungibili, evidenziando chiaramente come raggiungerli e rinforzando positivamente ogni successo. Sfruttando il senso di industriosità e di disponibilità del bambino in questa fase, è possibile ottenere una buona cooperazione durante il trattamento. La cura ortodontica in questa età può facilmente indurre il timore di portare un’apparecchiatura mobile (Fig. 2.51). Il comportamento del bambino a tale riguardo è in gran parte caratterizzato dalla scelta dei comportamenti che soddisfano i genitori o il dentista, ed è influenzato dal tipo di atteggiamento assunto dai coetanei e dall’adeguato rinforzo da parte del dentista del comportamento desiderato. I bambini in questo stadio non pos- FIGURA 2.51 L’istruzione da dare a un bambino che deve portare un’apparecchiatura rimovibile deve essere esplicita e concreta. I bambini a questa età non possono essere motivati con concetti astratti, ma sono influenzati da una migliore accettazione da parte del gruppo dei loro coetanei. 59 sono essere motivati da concetti astratti quali: «Se ti metti questo apparecchio la tua occlusione sarà migliore!». Essi possono essere motivati, tuttavia, dalla maggiore accettazione da parte dei coetanei. Questo significa che dal punto di vista della motivazione è più efficace enfatizzare la bellezza dei denti che non la precisione dell’occlusione, visto che questa non è apprezzabile dai coetanei. 5. Sviluppo dell’identità personale (da 12 a 17 anni). L’adolescenza, oltre che un periodo di intenso sviluppo fisico, è anche lo stadio di sviluppo psicosociale in cui si acquista una propria identità personale. Questo senso d’identità include sia un sentimento di appartenenza a un gruppo più grande, sia la percezione che un individuo può esistere al di fuori della famiglia. È uno stadio estremamente complesso, in cui si creano numerose opportunità all’individuo. La sessualità emergente complica le relazioni con gli altri. Contemporaneamente, le variazioni dell’abilità fisica, l’aumento delle responsabilità scolastiche e le possibilità di carriera iniziano a definirsi.41 Definire la propria personalità richiede un parziale allontanamento dalla famiglia; per questo motivo il gruppo dei coetanei acquisisce un’importanza ancora maggiore, poiché offre un senso di continuità della propria esistenza nonostante i drastici cambiamenti che stanno intervenendo (Fig. 2.52). Persone che fanno parte del gruppo degli amici assumono un importante ruolo come modelli, mentre è probabile che i valori e i gusti dei genitori o di altre figure autoritarie vengano rifiutati. Allo stesso tempo, è necessario che si crei una certa separazione anche dai pro- FIGURA 2.52 L’adolescenza è una fase estremamente complessa, per le nuove opportunità che si aprono all’adolescente e per le nuove problematiche che egli deve affrontare. La sessualità emergente, le pressioni della scuola, la necessità di soldi, la maggiore possibilità di spostarsi, le aspirazioni relative alla carriera e gli interessi ricreativi nel loro insieme producono al contempo stress e gratificazione. 60 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici pri coetanei per poter affermare la propria unicità e il proprio valore. Col progredire dell’adolescenza, l’incapacità di separarsi dal gruppo indica un deficit nello sviluppo dell’identità. Ciò può comportare una perdita di prospettiva nel futuro, confusione riguardo alla propria identità sociale e scarsa autostima. La maggior parte delle cure ortodontiche viene effettuata durante l’adolescenza e il comportamento degli adolescenti può essere estremamente provocatorio. Poiché l’autorità dei genitori è rifiutata, è facile che si crei una situazione psicologica difficile se il trattamento ortodontico è eseguito solo per compiacere i genitori. In questo stadio, la cura ortodontica dovrebbe essere prestata solo se i pazienti sono convinti della sua necessità. La motivazione al trattamento può essere definita come interna o esterna. La motivazione esterna è indotta dalla pressione di altri, come nei trattamenti intrapresi “per fare contenta la mamma”. La motivazione interna è data dal desiderio individuale di correggere un difetto che viene percepito personalmente e non da figure autoritarie i cui valori sono comunque rifiutati. L’approvazione dei coetanei è importantissima. In passato, il fatto di essere l’unico in un gruppo di amici ad avere l’apparecchio poteva essere vissuto come un fatto spiacevole. In alcune aree degli Stati Uniti, attualmente, le cure ortodontiche sono così comuni che essere uno dei pochi a non avere l’apparecchio può causare una perdita di “status” e talvolta il trattamento viene richiesto per sentirsi ancora “parte del gruppo”. È molto importante che l’adolescente desideri il trattamento percependolo come fatto a suo vantaggio e non suo malgrado. In questo stadio, concetti astratti possono essere compresi prontamente, ma il fare qualcosa per la propria salute non sembra costituire un grosso fattore motivazionale. L’adolescente tipico non percepisce i problemi di salute come propri e questo atteggiamento riguarda ogni cosa, dalla morte accidentale nella guida spericolata allo sviluppo di decalcificazioni o abrasioni dentali per una scarsa igiene. 6. Sviluppo dell’intimità (giovane adulto). Gli stadi di sviluppo dell’adulto iniziano con l’instaurarsi di relazioni intime con qualcuno. Il successo dell’intimità con un’altra persona dipende dalla disponibilità a raggiungere dei compromessi e persino a sacrificarsi per mantenere la relazione. Il successo porta a stabilire una relazione interpersonale o di gruppo, con un partner o con altri dello stesso sesso nel perseguimento di obiettivi di carriera. Il fallimento porta all’isolamento dagli altri e spesso si accompagna allo sviluppo di forti pregiudizi e attitudini che servono a tenere gli altri lontano piuttosto che ad avvicinarli. Un numero crescente di giovani adulti sta avvicinandosi alle cure ortodontiche. Spesso essi cercano di correggere la propria dentatura giudicandola antiestetica; sentono che cambiare aspetto potrebbe facilitare le relazioni interpersonali, ma allo stesso tempo interferire con le relazioni stabilite prima. I fattori che ostacolano lo sviluppo di una relazione intima comprendono tutte le componenti dell’individuo (l’aspetto, la personalità, le qualità emotive, intellettive, ecc.). Una variazione significativa di qualcuno di questi aspetti può essere percepita dal partner come qualcosa che altera la relazione. Per questi potenziali problemi, il possibile impatto psicologico della cura ortodontica in un paziente giovane adulto deve essere spiegato ed esplorato prima dell’inizio della terapia. 7. Guida della generazione successiva (adulto). Una delle maggiori responsabilità dell’adulto maturo è la stabilità e la guida della generazione successiva. Diventare un genitore di successo e di sostegno è ovviamente parte di ciò, ma un altro aspetto della stessa responsabilità è servire il gruppo, la comunità, la nazione. La generazione successiva è guidata, in breve, non solo maturando e influenzando i propri figli, ma anche aiutando il sistema dei servizi sociali necessari ad assicurare successo alla generazione futura. La caratteristica opposta nella personalità di un adulto maturo è l’immobilismo, caratterizzato da autoindulgenza ed egoismo. 8. Raggiungimento dell’integrità (adulto maturo). Lo stadio finale nello sviluppo psicosociale è il raggiungimento dell’integrità. In questo stadio l’individuo si è adattato alla successione di gratificazioni e delusioni che ogni adulto sperimenta. La sensazione di integrità deriva dalla convinzione di avere fatto del proprio meglio nella vita e dalla sensazione di pace con se stessi. La caratteristica opposta è lo sconforto. Questo in genere si esprime come disgusto e infelicità, frequentemente accompagnati dalla paura che la morte sopravvenga prima che sopraggiunga un cambiamento di vita che possa condurre all’integrità. Sviluppo cognitivo. Anche lo sviluppo delle capacità intellettive avviene secondo una serie di stadi relativamente distinti. Come per altre teorie psicologiche, anche questa è fortemente associata a una figura dominante, quella dello psicologo svizzero Jean Piaget. Secondo Piaget e seguaci, lo sviluppo dell’intelligenza è un’espressione dell’ampio fenomeno dell’adattamento biologico. Ogni individuo è nato con la capacità di adattarsi all’ambiente fisico e socioculturale in cui deve vivere. Secondo Piaget, l’adattamento si manifesta attraverso due processi complementari, assimilazione e adeguamento.42 Fin dall’inizio, il bambino assimila gli eventi che accadono nell’ambiente disponendoli in categorie mentali dette strutture cognitive. Queste sono considerate una classificazione delle sensazioni e delle percezioni. Per esempio, un bimbo che ha appena appreso la parola “uccello” tende ad associare tutti gli oggetti volanti alla sua idea di uccello. Vedendo un’ape, probabilmente dirà: «Guarda, un uccello!». Tuttavia, per sviluppare l’intelligenza, il bambino presenta un processo complementare di adattamento. L’adattamento si verifica quando il bimbo modifica la sua struttura cognitiva o categoria mentale per CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo Periodo preoperativo Periodo di operatività concreta Periodo di operatività formale Periodo sensomotorio Nascita-2 anni 2-7 anni 7-11 anni 11 anni-adulto FIGURA 2.53 Lo sviluppo cognitivo è diviso in quattro periodi principali, come rappresentato in questo schema. meglio rappresentare l’ambiente. Nell’esempio precedente, il bimbo sarà corretto da un adulto o da un bimbo più grande e presto imparerà a distinguere tra l’uccello e l’ape. In altre parole, il bimbo classifica l’evento di vedere un’ape in una categoria separata di oggetti volanti che include le api. Lo sviluppo dell’intelligenza è un interscambio tra assimilazione e adattamento. Ogni volta che il bimbo del nostro esempio vedrà un oggetto volante, cercherà di integrarlo in una categoria cognitiva esistente. Se queste categorie sono inadeguate, egli cercherà con l’adattamento di crearne di nuove. Tuttavia la capacità di adattamento del bambino è limitata dal suo livello di sviluppo. Il principio che l’abilità del bimbo di adattarsi è correlata alla sua età è un concetto basilare nella teoria dello sviluppo di Piaget. Secondo questa teoria, lo sviluppo cognitivo può essere diviso in quattro stadi principali (Fig. 2.53): il periodo sensomotorio, che va dalla nascita ai due anni di età, il periodo preoperativo, dai due ai sette anni, il periodo di operatività concreta, dai sette anni alla pubertà, e il periodo di operatività formale, che va dall’adolescenza all’età adulta. Come per altre fasi di sviluppo, è importante riconoscere che la durata di questi stadi, soprattutto degli ultimi, è variabile. Alcuni adulti non raggiungono mai l’ultimo stadio. La sequenza di tali stadi è comunque costante per tutti. Sembra che il modo di pensare e vedere il mondo proprio del bimbo sia abbastanza diverso nei diversi stadi. Un bimbo semplicemente non pensa come un adulto fino a quando il periodo operativo formale non è stato raggiunto. Dato che i processi di elaborazione del pensiero del bimbo sono diversi, non ci si può aspettare che egli elabori e utilizzi le informazioni allo stesso modo di un adulto. Per comunicare con successo con un bimbo, è necessario capire il suo livello intellettuale e il modo in cui il suo pensiero viene elaborato ai vari stadi. Consideriamo gli stadi di sviluppo cognitivo in maggior dettaglio. 1. Periodo sensomotorio. Durante i primi due anni di vita il bimbo evolve, da neonato quasi totalmente dipendente da attività riflesse, a un individuo che può sviluppare nuovi comportamenti per adattarsi a nuove situazioni. Durante questo stadio, il bimbo sviluppa concetti rudimentali di oggetti, assimilando l’idea che gli oggetti nell’ambiente sono permanenti; questi non scompaiono quando il bimbo non li guarda. Semplici modi di pensare diventano 61 il fondamento del linguaggio sviluppato dal bambino in questo periodo, ma la comunicazione tra il bimbo e un adulto è estremamente limitata data la semplicità dei concetti del bimbo e la sua mancanza di capacità di linguaggio. In questo stadio, il bimbo ha poche capacità di interpretare dati sensoriali e un’abilità limitata di proiezione temporale. 2. Periodo preoperativo. Dato che i bambini a circa due anni iniziano a parlare in modo simile agli adulti, sembra che i loro processi di pensiero siano più simili a quelli di un adulto di quanto non lo siano in realtà. Nel periodo preoperativo, si sviluppa la capacità di formare simboli mentali che rappresentano cose e fatti non presenti, e i bimbi imparano a usare parole che simboleggiano questi oggetti assenti. I bambini in questa fase usano parole per simboleggiare le apparenze esterne o le caratteristiche di oggetti, ma spesso sbagliano a comprendere aspetti importanti come la funzione, così che interpretano alcune parole differentemente dagli adulti. Per un adulto, la parola “abito” si riferisce a un intero gruppo di indumenti esterni lunghi o corti, pesanti o leggeri e così via. Per un bimbo in fase preoperativa la parola “abito” è inizialmente associata solo a quello che egli indossa, mentre i vestiti che indossa il papà richiederebbero altri termini. Una caratteristica evidente dei processi di pensiero di un bimbo a questa età è la loro natura concreta e di conseguenza la natura concreta e letterale del linguaggio. In questo contesto, concreto è l’opposto di astratto. I bambini nel periodo preoperativo capiscono il mondo nel modo in cui esso passa attraverso i loro cinque sensi. Concetti che non possono essere visti, sentiti, gustati, toccati, provati o annusati (per esempio tempo e salute) sono molto difficili da afferrare per un bimbo in questa fase. A questa età, il bimbo usa e capisce il linguaggio in senso letterale e usa le parole così come le ha apprese. Egli non è in grado di andare oltre il significato letterale delle parole e l’ironia e il sarcasmo vengono male interpretati. Una caratteristica generale dei processi di linguaggio e pensiero di questa età è l’egocentrismo, nel senso che il bimbo è incapace di assumere il punto di vista di un’altra persona. In questo stadio, egli può gestire solo la sua prospettiva personale, mentre assumere una differente prospettiva va oltre le sue capacità mentali. Un’altra caratteristica dei processi di pensiero in questo stadio è l’animismo, cioè l’attribuire una vita a oggetti inanimati. Essenzialmente ogni cosa è vista dal bambino come vivente, e così storie che attribuiscono una vita agli oggetti più impensati sono accettate come vere dai bimbi di questa età. L’animismo può essere usato a proprio vantaggio dal dentista; egli può cercare di far apparire vivi gli strumenti dentali dando loro nomi e qualità. Per esempio, la turbina può essere chiamata “Willie Fischietto”, che è felice mentre lavora per pulire i denti del bimbo. In questo stadio, le capacità di ragionamento logico sono limitate e i processi di pensiero del bimbo sono occupati dalle immediate impressioni del sensorio. Tale fenomeno può 62 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici essere illustrato chiedendo al bimbo di risolvere un problema di conservazione dei liquidi: mostrate al bimbo due bicchieri contenenti la stessa quantità d’acqua; egli concorda che questi contengono la medesima quantità d’acqua; poi il contenuto di uno viene versato in un bicchiere più alto e più stretto mentre il bimbo guarda. Chiedendo a questo punto quale bicchiere contiene più acqua, il bimbo di solito risponde che è quello più alto e stretto. Le sue impressioni sono focalizzate sulla maggiore altezza dell’acqua nel bicchiere alto. Per questo il personale odontoiatrico in questo stadio dovrebbe usare sensazioni immediate piuttosto che ragionamenti astratti nel discutere concetti come la prevenzione di problemi dentali. Un’igiene orale eccellente è molto importante quando si applica un apparecchio ortodontico (per esempio un arco linguale che previene lo spostamento dentale). Un bimbo in fase preoperativa ha problemi a comprendere ragioni come: «È necessario spazzolare e usare il filo per rimuovere i residui alimentari che permettono ai batteri di formare acidi che causano la carie dei denti». I bimbi sono più inclini a capire che «spazzolare fa sentire i denti puliti e lisci» e che «il dentifricio lascia un buon sapore in bocca», visto che queste considerazioni sono direttamente verificabili dal bambino. Conoscere questi modi di ragionare permette ovviamente di aumentare la comunicazione col bimbo in questa età. Un ulteriore esempio è dato dalla necessità di interrompere il succhiamento del pollice in un bambino di quattro anni. Il dentista può facilmente far accettare al bambino l’idea che il “Signor Pollice” rappresenta un problema e che il dentista e il bimbo devono formare una squadra per controllare il Signor Pollice che cerca di entrare nella sua bocca. L’animismo, in altri termini, si può applicare anche ad alcune parti del corpo del bambino ed è possibile lasciargli credere che abbiano una vita indipendente. D’altro canto, non sarebbe di alcuna utilità far notare al bimbo quanto orgoglioso sarebbe il papà se lui smettesse di succhiare il pollice, dato che il bimbo pensa che anche il papà faceva la stessa cosa (egocentrismo). Dal momento che la visione del tempo del bimbo è incentrata sul presente ed è dominata da come le cose appaiono, si toccano, si gustano, si sentono e suonano ora, non ha senso spiegare a un bambino di quattro anni che i suoi denti saranno più belli in futuro se smette di succhiare il pollice. È probabilmente più efficace spiegargli che i suoi denti non sono belli ora o che il pollice ha un gusto cattivo. 3. Periodo di operatività concreta. Questo stadio si definisce in genere nei primi anni di scuola elementare ed è possibile notare un miglioramento nella capacità di ragionamento. Il bambino utilizza un numero limitato di processi logici, specialmente quelli coinvolgenti oggetti che possono essere maneggiati e manipolati (oggetti concreti). Così un bimbo di otto anni può guardare l’acqua versata da un bicchiere all’altro, può immaginare il contrario di questo processo e concludere che la quantità d’acqua rimane la stessa indipendentemente dalla misura del bicchiere. Se a un bimbo in questo stadio è dato un problema simile, basato solamente su elementi verbali, senza oggetti concreti che lo illustrano, egli può non essere in grado di risolverlo. Il suo modo di pensare è ancora fortemente legato a situazioni concrete, mentre la sua capacità di astrazione è limitata. In questo stadio, la capacità di valutare un diverso punto di vista aumenta, mentre l’animismo declina. I bambini sono quindi più vicini all’adulto nel modo di vedere il mondo, ma sono ancora cognitivamente differenti. Il ricorso a concetti astratti anziché all’illustrazione con oggetti concreti può creare un ostacolo alla comunicazione. Le situazioni devono essere illustrate in modo concreto. «Ora porta il tuo retainer ogni notte e assicurati di mantenerlo pulito» è un modo di comunicare troppo astratto. Un modo più concreto può essere: «Questo è il tuo retainer. Mettilo in bocca in questo modo e toglilo in quest’altro. Mettilo ogni notte dopo cena prima di andare a letto e toglilo prima di colazione ogni mattina. Spazzolalo così con un vecchio spazzolino per tenerlo pulito». 4. Periodo di operatività formale. La maggior parte dei bambini sviluppa la capacità di servirsi di concetti e di ragionamenti astratti intorno agli 11 anni. In questo stadio, i processi di pensiero del bimbo divengono simili a quelli dell’adulto ed egli è capace di capire concetti come salute, malattia e prevenzione. In questo stadio, intellettivamente il bimbo può e deve essere trattato come un adulto. Sarebbe un grande errore parlare a un bimbo che ha già sviluppato la capacità di servirsi di concetti astratti, con un linguaggio semplice e concreto più adatto a un bambino di otto anni. Una comunicazione efficace, in altri termini, richiede una sensibilità per lo stadio di sviluppo intellettuale del bambino.43 Oltre alla capacità di utilizzare astrazioni, gli adolescenti sviluppano cognitivamente la capacità di immaginare. Essi sono ora consapevoli che gli altri pensano, ma di solito, in una nuova espressione di egocentrismo, presumono che loro e gli altri stiano pensando alle medesime cose. Dato che gli adolescenti stanno sperimentando notevoli variazioni biologiche nella crescita e nello sviluppo psicologico, sono preoccupati per questi eventi. Quando un adolescente considera che gli altri stanno pensando, egli crede che questi stiano pensando alle medesime cose, e cioè a lui. L’adolescente crede che gli altri pensino tutti al suo corpo, alle sue azioni e ai suoi sentimenti. Egli si sente costantemente “sul palcoscenico”, osservato e criticato da chi lo circonda. Questo fenomeno è stato chiamato della “platea immaginaria” da Elkind.44 Tutto ciò ha una notevole influenza sull’adolescente e lo rende piuttosto permaloso e particolarmente suscettibile all’influenza dei coetanei. Egli è molto preoccupato da cosa possano pensare gli amici o i compagni a proposito delle sue azioni, del suo aspetto, non realizzando che gli altri sono a loro volta troppo occupati a prestare attenzione a se stessi. CAPITOLO 2 Concetti di crescita e di sviluppo La reazione della platea immaginaria alla presenza dell’apparecchiatura ortodontica è naturalmente di grande importanza per il paziente adolescente. Da quando il trattamento ortodontico è diventato più comune, è diminuito il timore dei ragazzi di venire isolati per il fatto di portare l’apparecchio; tuttavia essi tengono in grande considerazione i suggerimenti estetici degli amici sulle caratteristiche dei bracket. In alcune situazioni ciò ha favorito la scelta di attacchi in ceramica o in plastica trasparente (meno visibili); in altri casi l’uso di legature vistose ed elastici colorati è divenuto molto popolare (poiché tutti li avevano). La sensazione che «gli altri sono interessati al mio aspetto e ai miei sentimenti almeno quanto lo sono io» porta l’adolescente a ritenere di essere un individuo unico e speciale. «Se così non fosse, perché gli altri sono così interessati a me?». Come risultato di tale pensiero emerge un secondo fenomeno, che Elkind ha chiamato il “mito personale”. Tale concetto prevede che «dato che io sono unico, non sono soggetto alle conseguenze che altri sperimentano!». Il mito personale è una potente motivazione che ci permette di adattarci a un mondo pericoloso. Ci permette di fare cose come viaggiare in aereo pur sapendo che «gli aerei talvolta cadono, ma quello su cui sono io arriverà di certo senza problemi». La platea immaginaria e il mito personale sono elementi utili per sviluppare una coscienza sociale e per consentire l’adattamento a un ambiente pericoloso, tuttavia portano anche a comportamenti non equilibrati e all’assunzione di rischi sciocchi. L’adolescente può facilmente pensare: «Sono diverso dagli altri, sono molto abile a guidare. Altri guidatori meno dotati possono avere incidenti, ma non io». Questi fenomeni hanno molta influenza sul trattamento ortodontico. La platea immaginaria, a seconda di ciò che l’adolescente crede, lo influenza nell’accettare o rifiutare il trattamento e a portare o meno l’apparecchio. Il mito personale può far sì che il paziente ignori i problemi di salute, per esempio le decalcificazioni dei denti in conseguenza di una scarsa igiene orale durante la terapia ortodontica. Il pensiero, naturalmente, è: «Questo è un problema di altri, non mio». Il dentista deve sforzarsi di non imporre all’adolescente modifiche del suo modo di percepire la realtà, ma piuttosto di aiutarlo a vedere più chiaramente la realtà che lo circonda. Un adolescente può rifiutarsi di portare un apparecchio perché gli altri possono pensare che questo lo rende ridicolo. In questa situazione, dire al paziente che non deve preoccuparsi perché molti suoi coetanei portano lo stesso apparecchio non sarà di grande aiuto. Un approccio più utile consiste nel non negare il punto di vista del paziente su quanto gli altri possono pensare, ma di chiedergli comunque un certo sforzo per provare a portare l’apparecchio per un po’ di tempo. Se i suoi amici risponderanno come previsto dall’adolescente, potrà essere presa in considerazione una tecnica di trattamento differente, seppur meno efficace. Questo test nella maggior parte dei casi dimostra all’adolescente che gli altri di soli- 63 to non rispondono negativamente al fatto che egli porta l’apparecchio e che è in grado di sostenere il giudizio dei suoi compagni. Un altro esempio di questo tipo è rappresentato dall’uso in pubblico di elastici interarcata. Incoraggiare un paziente riluttante a farlo, sfidando il giudizio dei suoi amici, è molto più produttivo che non dirgli semplicemente di portarli perché tutti gli altri lo fanno (Fig. 2.54). Talvolta i pazienti adolescenti hanno sperimentato il rapporto con la platea immaginaria in merito a un particolare apparecchio, ma hanno giudicato in modo sbagliato la risposta degli altri, per cui possono avere bisogno di una guida che li aiuti a capire meglio. È significativa a tale riguardo l’esperienza di Beth, una ragazzina di tredici anni. A seguito di un incidente stradale, Beth aveva perso un FIGURA 2.54 Portare gli elastici intraorali durante la finale del campionato di basket della propria scuola, come fa questo ragazzo, è accettato dai compagni, ma è più probabile che un ortodontista riesca a convincere un adolescente a portare tali elastici incoraggiandolo a farlo per osservare la reazione dei compagni, piuttosto che dicendogli semplicemente di portarli perché tutti lo fanno. (Per gentile concessione dei TP Laboratories.) 64 SEZIONE II Lo sviluppo dei problemi ortodontici incisivo centrale e fu previsto l’uso di una protesi rimovibile. A lei e ai suoi genitori fu ripetuto molte volte che questa soluzione provvisoria rimovibile sarebbe stata necessaria fino alla guarigione dei tessuti e al termine della crescita, per poi passare a un ponte fisso. A una visita di controllo Beth chiese se il ponte poteva essere fatto subito. Intuendo il suo problema, il dentista commentò: «Beth, dimmi che problema hai con questa protesi mobile». Beth replicò: «È imbarazzante». Il dentista chiese ancora: «Quando è imbarazzante?», e Beth rispose: «Quando vado a dormire a casa delle mie amiche e devo toglierlo per pulirlo». «Bene, cosa dicono le altre ragazze quando ti vedono togliere l’apparecchio?» Beth replicò: «Pensano che è ben fatto, che il dente non sembra finto». Il dentista non aggiunse altro e la conversazione passò sulle vacanze che la famiglia di Beth stava organizzando. Ciò sta a dimostrare che è possibile guidare il paziente adolescente a valutare con maggior equilibrio le reazioni dei propri simili, aiutandolo a risolvere i suoi problemi di rapporto con gli altri. In questo modo il dentista non interferisce con la realtà dell’adolescente né la accetta incondizionatamente. Un corretto atteggiamento professionale da parte del dentista prevede di aiutare l’adolescente ad acquisire una coscienza più critica della realtà che lo circonda. Perché il messaggio del dentista venga ricevuto, deve essere presentato in termini che corrispondano allo stadio cognitivo e psicosociale dello sviluppo che il paziente ha raggiunto. Il dentista ha pertanto il compito di valutare attentamente lo sviluppo del bimbo e di adattare il proprio linguaggio alle capacità di comprensione del paziente. In gergo sportivo, il comune detto “colpi diversi per persone diverse” si applica bene ai bambini, le cui variazioni dello sviluppo intellettivo e psicosociale, così come quelle dello sviluppo fisico, si riflettono sul modo in cui accolgono la cura ortodontica. Bibliografia 1. Farkas LG: Anthropometry of the head and face, New York, 1994, Raven Press. 2. Thompson DT: On growth and form, Cambridge, Mass., 1971, Cambridge University Press. 3. 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